A Gaza cresce la paura per il piano israeliano di evacuazione forzata di un milione di persone

I palestinesi di Gaza sono stati presi da paura e angoscia domenica, dopo che l’esercito israeliano ha annunciato di prepararsi allo sfollamento forzato di un milione di persone da Gaza City.

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18 Agosto 2025 - 10.56


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I palestinesi di Gaza sono stati presi da paura e angoscia domenica, dopo che l’esercito israeliano ha annunciato di prepararsi allo sfollamento forzato di un milione di persone da Gaza City.

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L’annuncio è arrivato pochi giorni dopo la dichiarazione di Israele di voler lanciare una nuova offensiva per prendere il controllo del principale centro urbano della Striscia, un piano che ha sollevato allarme internazionale. Nelle stesse ore, i raid israeliani hanno ucciso almeno 40 persone sabato, secondo le autorità sanitarie di Gaza, tra cui una bambina in una tenda e civili in fila per ricevere aiuti.

“Su indicazione della leadership politica, e come parte dei preparativi delle Forze di Difesa israeliane per trasferire i civili dalle zone di combattimento verso il sud della Striscia di Gaza, da domani riprenderà la distribuzione di tende e attrezzature per i residenti”, ha dichiarato l’ufficio israeliano di Coordinamento delle Attività Governative nei Territori (COGAT).

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Il materiale, ha precisato, sarà fatto entrare attraverso il valico di Kerem Shalom dalle Nazioni Unite e da organizzazioni internazionali, “dopo un’attenta ispezione da parte dell’Autorità dei valichi del Ministero della Difesa”.

Nel frattempo, un’emittente israeliana ha diffuso registrazioni in cui il capo dell’intelligence militare il 7 ottobre 2023 affermava che “50 palestinesi devono morire per ogni israeliano ucciso quel giorno, non importa se sono bambini”. Secondo la tv, le conversazioni sarebbero state registrate negli ultimi mesi.

Negli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che non rilascerà più visti a bambini di Gaza in gravi condizioni mediche, dopo una campagna online lanciata da Laura Loomer, influencer di estrema destra vicina a Donald Trump, che si definisce “orgogliosamente islamofoba”.

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Dopo l’annuncio israeliano, i palestinesi – già più volte sfollati, costretti a vivere in tende o tra le macerie delle proprie case, senza cibo né medicine – temono una nuova catastrofe umanitaria. L’offensiva spingerebbe la popolazione verso sud, in un futuro incerto.

“Fisicamente e psicologicamente siamo distrutti, per gli spostamenti continui, per la mancanza di cibo e acqua. Ora vogliono mandarci a sud, nel nulla, in un posto senza rifugi né sicurezza”, ha detto Akram Shlabia, 85 anni, dal quartiere Shuja’iyya di Gaza City.

“Ogni sfollamento è sofferenza – trasporto, tende, cibo, acqua – e la gente non ha più nulla”, ha aggiunto Mazen Hasaneh, 40 anni, già sfollato sei volte.

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Molti stanno cercando di spostarsi in anticipo, altri restano decisi a non lasciare Gaza City. “Non sono andata via la prima volta e non andrò via ora. Preferisco restare”, ha detto Asma al-Barawi, 34 anni, madre di sette figli. “Ho perso due fratelli, due zie con le loro famiglie, un cugino, mio suocero e la mia casa. Non ho più nulla”.

Intanto, sabato una bomba israeliana ha colpito una tenda ad al-Muwasi, area dichiarata “sicura” da Israele, uccidendo una bambina di due mesi e i suoi genitori. “Cosa aveva fatto quella bambina?”, ha chiesto un vicino.

Al-Muwasi, oggi tra le aree più popolate di Gaza, è stato indicato dal premier Benjamin Netanyahu come uno degli obiettivi della nuova offensiva, insieme a Gaza City e ai campi profughi centrali di Nuseirat e Bureij.

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Secondo la Protezione civile palestinese, almeno 13 persone sabato sono state uccise dall’esercito mentre aspettavano cibo vicino ai punti di distribuzione. Le autorità sanitarie hanno segnalato anche altri 11 morti per malnutrizione nelle ultime 24 ore, portando a 251 il bilancio delle vittime legate alla fame dall’inizio del blocco sugli aiuti.

In Israele, intanto, la rabbia per la sorte degli ostaggi ha portato migliaia di persone in piazza a Gerusalemme. La polizia ha usato idranti e fatto decine di arresti, mentre i manifestanti – tra cui molte famiglie degli ostaggi – hanno cercato di paralizzare il Paese con uno sciopero di un giorno. “Non si vince una guerra sui corpi degli ostaggi”, gridavano.

Secondo il ministero della Sanità di Gaza, l’offensiva israeliana ha causato finora la morte di almeno 61.000 palestinesi, in maggioranza civili. La cifra non comprende i dispersi sotto le macerie né le migliaia di morti indiretti dovuti al blocco e alle carestie.

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