Hamas ha annunciato di aver accettato una proposta di accordo per un cessate il fuoco a Gaza che includerebbe la liberazione di circa metà dei 20 ostaggi israeliani ancora vivi, come parte di una soluzione graduale al conflitto. Intanto, secondo le autorità sanitarie di Gaza, sono già 62.000 i palestinesi morti nei 22 mesi di guerra.
La proposta arriva dopo colloqui a Il Cairo tra Hamas e funzionari egiziani e qatarioti e segue le imponenti manifestazioni che domenica hanno scosso Israele. Si è trattato delle proteste più grandi dall’inizio della guerra, con centinaia di migliaia di persone scese in piazza per chiedere un accordo che garantisse il rilascio degli ostaggi.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha criticato le proteste, accusando i manifestanti di rafforzare la posizione di Hamas nei negoziati. Gli organizzatori hanno già convocato nuove mobilitazioni per la prossima domenica.
Secondo fonti egiziane, la proposta accettata da Hamas prevede una sospensione delle operazioni militari per 60 giorni e potrebbe aprire la strada a un accordo complessivo per porre fine al conflitto. Durante la tregua, sarebbero rilasciati i prigionieri palestinesi in cambio di metà degli ostaggi israeliani.
Il piano, basato su una cornice proposta dagli Stati Uniti, dovrebbe essere sottoposto a Israele. Netanyahu ha ribadito però che il governo non accetterà “accordi parziali”, ma solo la fine della guerra con la liberazione simultanea di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione di Gaza.
In Israele la questione alimenta un clima politico sempre più acceso. Netanyahu è contestato da settori della sicurezza che lo avvertono del rischio per gli ostaggi in caso di una nuova offensiva per il controllo di Gaza City. Le forze armate israeliane hanno già minacciato un’operazione su vasta scala che potrebbe costringere fino a un milione di palestinesi a fuggire, suscitando allarme internazionale.
Gli Stati Uniti, con il presidente Donald Trump, hanno confermato il sostegno a Netanyahu nella sua linea di “sconfiggere Hamas”. Ma le manifestazioni in Israele, che domenica hanno superato le 400.000 presenze, testimoniano una crescente stanchezza verso la guerra e rabbia per le occasioni mancate nella trattativa sugli ostaggi.
Netanyahu, ricercato dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra a Gaza, ha replicato accusando i manifestanti di “indebolire Israele” e di rischiare di ripetere tragedie come quella del 7 ottobre 2023.
Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi lo ha attaccato duramente: “Sono 22 mesi che languono a Gaza, sotto la sua responsabilità”.
Yair Golan, leader del partito di opposizione Democratici, ha rincarato la dose: “Netanyahu mente come respira. Ha rifiutato più volte di eliminare i leader di Hamas prima del 7 ottobre, ha permesso il flusso di centinaia di milioni di dollari dal Qatar che hanno finanziato tunnel e armi. Allora ha rafforzato Hamas e lo sta rafforzando anche ora. Non vuole liberare gli ostaggi, ha bisogno di una guerra eterna per restare al potere ed evitare una commissione d’inchiesta sul 7 ottobre”.
Nel frattempo, migliaia di palestinesi hanno abbandonato le loro case nelle zone orientali di Gaza City, sotto intensi bombardamenti israeliani, per cercare rifugio nelle aree occidentali e meridionali del territorio devastato.