Il presidente Donald Trump continua a distinguersi per la sua ignoranza e superficialità su questioni internazionali di enorme rilevanza. In una recente intervista radiofonica con il commentatore conservatore Mark Levin, Trump ha affermato che la Crimea sarebbe “grande come il Texas” e che si troverebbe “in mezzo all’oceano”. Un’affermazione grottesca che rivela quanto poco il presidente conosca di geografia e di dinamiche geopolitiche cruciali.
I media ucraini hanno immediatamente corretto e ridicolizzato il tycoon: la Crimea non è “in mezzo all’oceano”, bensì affacciata sul Mar Nero, e la sua superficie è di circa 27 mila chilometri quadrati, circa 26 volte più piccola del Texas, che ne conta oltre 695 mila. Una svista clamorosa che va oltre la semplice gaffe: testimonia la leggerezza di un leader mondiale che gestisce dossier delicatissimi senza possedere nozioni di base.
Non è la prima volta che Trump si abbandona a simili sproloqui. Già nei suoi interventi pubblici più recenti, ha mostrato una visione semplificata dei rapporti internazionali, spesso piegata agli interessi personali o a slogan propagandistici. Questa volta, però, il suo scivolone appare particolarmente grave perché riguarda un territorio simbolo della violenza russa in Ucraina e del disprezzo di Mosca per il diritto internazionale.
Le reazioni in Ucraina sono state immediate: siti e quotidiani hanno ridicolizzato le parole del presidente, definendole l’ennesima dimostrazione di come Trump, spesso vicino alla narrativa del Cremlino, parli senza cognizione di causa. Per molti osservatori, questa superficialità non è innocua. Dietro battute e paragoni infondati, si intravede il rischio di una politica estera cinica, disattenta ai principi democratici e alla sicurezza europea.
Trump, che continua a mostrare indulgente simpatia verso Putin e a mettere in dubbio il sostegno a Kiev, evidenzia ancora una volta un approccio pericolosamente superficiale verso la crisi ucraina. La sua ignoranza geografica diventa il simbolo di una più ampia incapacità di affrontare con serietà conflitti internazionali complessi.
Se il presidente degli Stati Uniti confonde la Crimea con il Texas e non distingue un oceano da un mare, il mondo libero ha motivo di preoccuparsi: in mano a chi detiene potere nucleare e leve geopolitiche globali, leggerezza e disinformazione assumono i contorni di un pericolo concreto.
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