Circolano in rete immagini raccapriccianti che mostrerebbero il criminale Almasri mentre aggredisce e uccide a mani nude un cittadino libico per le strade di Tripoli. Un filmato che, se confermato, getta una luce ancora più inquietante sulla vicenda del suo rientro in patria.
Almasri non è un uomo qualunque: è lo stupratore e assassino ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Nonostante questo, il governo guidato da Giorgia Meloni lo ha rispedito in Libia con tutti gli onori, su un aereo di Stato con la bandiera italiana.
Un caso che solleva pesanti interrogativi. Perché da mesi Palazzo Chigi tace sulle vere motivazioni di quella scelta? Perché dopo sette versioni diverse, fornite a più riprese dai ministri, non si chiariscono le ragioni del rimpatrio di un torturatore omicida sottratto alla giustizia italiana?
Il silenzio del governo si fa assordante. E se la premier Meloni non ha mai perso occasione per rivendicare la “credibilità” internazionale dell’Italia, questa vicenda ha invece esposto il nostro Paese – storicamente culla del diritto – a un’onta mondiale difficilmente cancellabile.