Se il leader del partito più importante della sinistra si fa portavoce della dittatura non può esserci sinistra

Il francese che parla, per i propagandisti di Putin, per conto dei francesi e sostiene l'amicizia non con i russi, ma con la politica di Putin,  è Jean-Luc Mélenchon,

Se il leader del partito più importante della sinistra si fa portavoce della dittatura non può esserci sinistra
Jean-Luc Mélenchon
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

25 Agosto 2025 - 23.13


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Solitamente, quando RIA-Novosti, agenzia di stampa ufficiale russa, spiega che “I francesi” sostengono la Russia, o deridono Macron, oggetto che ricorre, almeno due-tre volte a settimana, o altro, guardiamo chi sono questi francesi, e ci rendiamo conto che chi parla a nome dei francesi per propaganda russa, è Florian Philippot. 

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Sì. A volte, ma con meno frequenza, è Thierry Mariani. Talvolta, tanto raramente quanto Mariani, è membro del Fronte Nazionale. 

Nelle ultime due-tre settimane, vedo un cambiamento radicale in questi articoli: il francese che parla, per i propagandisti di Putin, per conto dei francesi e sostiene l’amicizia non con i russi, ma con la politica di Putin,  è Jean-Luc Mélenchon, che era da un po’ di tempo che non veniva citato.

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L’argomentazione di Ria-Novosti è che la Russia non può fare pace con Zelensky, perché Zelensky è il “presidente del nulla”, secondo la formula di Mélenchon, e, continua Ria-novosti, riprendendo il discorso del leader del partito politico  “La France insoumise”, un altro terribile segno per una che ha seguito un po’ la politica del “blocco orientale”, non ha legittimità:  Putin è un dittatore da quando ha vietato i “partiti di opposizione” e non ha fatto elezioni per sostituirlo, il suo mandato prima di finire nel 2024. 

Questo è esattamente l’argomentazione su Putin, argomentazione falsa di fatto e, nel migliore dei casi, di parte. 

La Costituzione dell’Ucraina specifica che nessuna elezione può essere tenuta in una situazione di guerra, e quindi, non esiste una via legale  se non cambiare la Costituzione, organizzare un presidenziale elettorale. Per quanto le elezioni giuste possano avvenire solo una volta chiarito il problema dei rifugiati, e non dico risolto, e il voto dei cittadini ucraini che vivono nei territori occupati dai russi. Insomma, in Ucraina, proprio ora, credo ci sia un consenso nel riconoscere che le elezioni sono impossibili, ma questo argomento serve a Putin, serve ai fascisti, serve a tutti coloro che hanno appoggiato lo stesso, Italia docet.

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Come se l’elezione di Putin fosse legittima. 

Mentre tutte le elezioni in Russia sono state truccate massicciamente, strutturalmente, dopo le elezioni del 2000. 

Come se Putin, allora, ora, fosse eletto dal popolo russo. 

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Ed è la cosa più scandalosa in queste affermazioni: un politico francese sostiene il fatto che il presidente ucraino, eletto democraticamente, questo è indiscusso, non sia legittimo, mentre il dittatore russo, che manipola tutte le elezioni, è, lui, il giusto rappresentante del suo Paese. 

La questione non è sapere chi potrebbe sostituirlo, ma dimostrare che l’argomentazione di legittimità, avanzata da Mélenchon, è la stessa di un “muro” , accusare il nemico di fare quello che fai tu stesso, la base della politica nei confronti dell’Ucraina, giustifica l’aggressione all’Ucraina da parte della Russia di Putin. E Mélenchon legittima Putin in tutte le sue frodi.

Avevo parlato della mia indignazione nel vedere questo argomento brandizzato dai militanti LFI:  “né Zelensky né Putin”, che ha rimandato indietro i due belligeranti e stava già riprendendo tutte le argomentazioni di Putin sulle ragioni della guerra:  la rivoluzione Maidan dovrebbe essere una Cospirazione americana o NATO, mentre Yanukovich è stato eletto nel 2010 perché stava prendendo una linea filo europea, non ripenserò alla follia politica di quella dichiarazione. Anzi, se la guerra è avvenuta, e se sta andando come sta, è perchè la NATO non ha mai voluto l’Ucraina. Gli ucraini volevano, vogliono, semplicemente voltare le spalle alla Russia non perché russa,  ma perché è un paese miserabile e un paese dittatoriale. 

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Volevano il destino della Polonia, non quello della Bielorussia.

Mi sono indignata, ancor di più, per la cecità morale che ha rivelato il licenziamento dietro l’altro dei due belligeranti, perché ha ignorato la natura stessa della guerra russa: aggressione, terrore diffuso, distruzione, tortura, anche qui prende il nome di Genocidio.

Non ho sentito tutto il discorso di Mélenchon, che riguardava molti altri argomenti oltre all’Ucraina, al contrario, l’Ucraina ha preso solo pochi minuti delle due ore o più, ma non ho sentito una parola di denuncia di questo terrore, anzi troppo spesso leggo filo puntinisti improvvisati, a cui è meglio dar benedizione, nulla di più.

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Riprendere l’intera argomentazione del “Presidente Putin” oggi, ho sentito bene quell’espressione, non “Putin” o “Vladimir Putin”, non “Presidente Putin”, è un passo in più in quella che dovrebbe essere chiamata ignoranza.

Un disastro anche per la sinistra francese. 

Perché, quando il leader del partito più importante della sinistra si fa esplicitamente portavoce della dittatura, non può esserci sinistra, nel senso che se il resto della sinistra si allinea, lei tradisce moralmente se stessa e cessa di essere.

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Ecco, postilla: vorrei ascoltare un mea culpa da parte dell’Italia, ma so che è pretendere troppo, l’ammissione di colpa tra impreparati non è fattibile.

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