Ben-Gvir sfoga la sua rabbia contro l’Europa: "Scoprirà il terrorismo sulla propria carne"

Ben-Gvir ha accusato i Paesi europei di scivolare in una “auto-giustificazione ingenua” e di lasciarsi “manipolare da Hamas”

Ben-Gvir sfoga la sua rabbia contro l’Europa: "Scoprirà il terrorismo sulla propria carne"
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2 Settembre 2025 - 18.34


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L’annuncio della decisione del Belgio di avanzare verso il riconoscimento dello Stato palestinese all’Assemblea Generale dell’ONU, con condizioni stringenti come il rilascio degli ostaggi israeliani e l’esclusione di Hamas dalla gestione del territorio, ha innescato una reazione furibonda da parte del ministro israeliano della Sicurezza nazionale, l’ultra-nazionalista Itamar Ben-Gvir.

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In una dichiarazione ai media, Ben-Gvir ha accusato i Paesi europei di scivolare in una “auto-giustificazione ingenua” e di lasciarsi “manipolare da Hamas”, avvertendoli con un tono intimidatorio: “alla fine scopriranno il terrorismo sulla propria carne”.

Da parte sua, il ministro degli Esteri belga Maxime Prévot ha difeso la svolta diplomatica come una mossa dettata dalla responsabilità internazionale: «Non si tratta di sanzionare il popolo israeliano, ma di garantire che il suo governo rispetti il diritto internazionale».

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Tra le misure annunciate: il divieto di importare prodotti dagli insediamenti, la revisione degli appalti pubblici e la dichiarazione di persona non grata per Hamas e figure della destra israeliana.

Un ministro controverso al centro della scena

Ben-Gvir non è nuovo a dichiarazioni incendiarie. Già da tempo sulla scena politica come esponente dell’estrema destra israeliana, è ben noto per le sue posizioni radicali e per il suo ruolo nella gestione della polizia israeliana, unito a legami con ambienti ultranazionalisti..

La sua retorica aggressiva su Hamas e sulla questione palestinese trova eco nelle accuse di “fascismo ebraico” mossegli da critici e osservatori, come la sociologa Eva Illouz.

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L’Europa nella morsa delle divisioni

La reazione di Ben-Gvir segna una frattura ancora più netta tra alcune capitali — come Belgio, Francia, Regno Unito, Canada e Australia — che hanno iniziato a considerare il riconoscimento diplomatico della Palestina, e Israele, che vede la mossa come un incoraggiamento alla guerra e al terrorismo..

Il contesto è già estremamente teso: l’offensiva israeliana su Gaza ha causato decine di migliaia di vittime civili e un peggioramento drammatico della crisi umanitaria — condizioni che spingono gli Stati europei a spezzare una gabbia diplomatica che li vede legati alla narrativa israeliana per decenni.

Il punto di svolta?

Il Belgio, come Francia e Arabia Saudita, intende formalizzare il riconoscimento della Palestina durante i lavori dell’Assemblea Generale ONU, previsti tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.

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L’obiettivo è massimizzare la pressione diplomatica su Israele, insieme a misure concrete (sanzioni sugli insediamenti, persona non grata) per scuotere un assetto immobilizzato da decenni.

Ma la risposta rabbiosa e grottescamente minacciosa di Ben-Gvir? È il sintomo lampante di un clima politico israeliano sempre più radicalizzato, in cui la diplomazia europea diventa terreno di scontro ideologico piuttosto che spinta verso la pace.


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