Bolsonaro a processo per tentato colpo di Stato: un momento storico per la democrazia brasiliana
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Bolsonaro a processo per tentato colpo di Stato: un momento storico per la democrazia brasiliana

Il processo, iniziato il 2 settembre davanti alla Corte Suprema, prevede otto udienze trasmesse in diretta fino al 12 settembre, con cinque giudici incaricati di decidere il destino degli imputati.

Bolsonaro a processo per tentato colpo di Stato: un momento storico per la democrazia brasiliana
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2 Settembre 2025 - 19.12


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Per la prima volta nella storia del Brasile, un ex presidente e alti vertici militari sono sotto processo con l’accusa di aver tentato di rovesciare le istituzioni democratiche. Jair Bolsonaro, che ha guidato il Paese dal 2019 al 2023, è accusato di essere la mente di un piano golpista messo in campo dopo la sua sconfitta elettorale contro Luiz Inácio Lula da Silva nel 2022.

Assieme a lui sono imputati sette alleati di primo piano, tra cui tre generali dell’esercito e l’ex comandante della marina. Se condannati, rischiano pene detentive pesantissime. Il processo, iniziato il 2 settembre davanti alla Corte Suprema, prevede otto udienze trasmesse in diretta fino al 12 settembre, con cinque giudici incaricati di decidere il destino degli imputati.

Una prova senza precedenti

Il Brasile ha vissuto più di una dozzina di tentativi di golpe dalla proclamazione della Repubblica nel 1889, con l’ultimo riuscito nel 1964, quando i militari presero il potere instaurando una dittatura durata 21 anni. Ma mai prima d’ora generali di così alto rango o un ex presidente erano stati chiamati a rispondere penalmente per aver minacciato la democrazia.

Lo storico Danilo Araújo Marques, dell’Università Federale di Minas Gerais, ha definito il processo “un fatto storico e senza precedenti”, sottolineando come in passato i tentativi falliti di colpo di Stato venissero regolarmente seguiti da amnistie. “Ora invece avviene l’opposto: è un segno di maturità delle istituzioni e una prova di resilienza della nostra democrazia”, ha detto.

L’intervento di Trump e la crisi diplomatica

Alla vigilia del processo, la scena è stata agitata da un’iniziativa senza precedenti del presidente statunitense Donald Trump, che ha tentato di ostacolare i procedimenti giudiziari. Con un gesto definito da analisti come “pressione politica ed economica”, Trump ha imposto dazi del 50% sulle importazioni brasiliane e ha sanzionato il giudice Alexandre de Moraes, che presiede il processo, insieme ad altri magistrati e funzionari vicini a Lula.

Secondo Thomas Shannon, ex ambasciatore americano a Brasilia, Trump mira a rilanciare la carriera politica di Bolsonaro e a consentirgli di candidarsi nuovamente contro Lula, ma il tentativo rischia di avere l’effetto contrario: “È un intervento goffo che potrebbe danneggiare più i Bolsonaro che aiutarli”.

Lula rafforza la sua posizione

Al contrario, Lula sta approfittando della crisi per rafforzarsi sul piano interno. Ha risposto alle mosse di Trump presentandosi come difensore della sovranità nazionale, arrivando perfino a indossare un cappellino blu con la scritta “O Brasil é dos brasileiros” (“Il Brasile appartiene ai brasiliani”).

Interrogato sul processo al suo avversario, Lula ha liquidato la questione con ironia: “Ho cose più importanti da fare”.

Gli imputati e il contesto del golpe

Accanto a Bolsonaro siedono figure di spicco del suo governo: gli ex ministri della Difesa generali Walter Braga Netto e Paulo Sérgio Nogueira de Oliveira, il generale Augusto Heleno (già a capo della Sicurezza Istituzionale), l’ammiraglio Almir Garnier Santos, l’ex ministro della Giustizia Anderson Torres, l’ex capo dei servizi segreti Alexandre Ramagem e l’ex aiutante Mauro Cid. Quest’ultimo ha patteggiato con la giustizia e collabora con gli inquirenti.

Le accuse riguardano una presunta cospirazione per impedire l’insediamento di Lula tra la fine del 2022 e l’assalto dell’8 gennaio 2023 a Brasilia, quando manifestanti bolsonaristi devastarono il Congresso, il palazzo presidenziale e la Corte Suprema.

Un futuro incerto

Da inizio agosto Bolsonaro si trova agli arresti domiciliari, dopo aver violato il divieto di utilizzare i social network. Secondo la polizia, avrebbe persino pianificato di fuggire in Argentina per chiedere asilo politico a Javier Milei.

Domenica, in occasione della festa dell’Indipendenza, i suoi sostenitori annunciano nuove manifestazioni di piazza. Le autorità hanno rafforzato la sicurezza attorno ai palazzi del potere per evitare il ripetersi delle violenze del 2023.

Secondo lo storico Marques, il processo segna la fine di un ciclo politico: l’ascesa e il declino di Bolsonaro, da outsider della destra radicale a presidente e ora imputato per attentato alla democrazia. Ma avverte: “La storia è piena di sorprese. Anche in caso di condanna, un’amnistia o un futuro perdono presidenziale potrebbero riaprire la partita. Vedremo cosa ci riserva il futuro”.

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