Cisgiordania, Israele fuorilegge dichiara "terreno statale" 45 ettari per espandere un avamposto illegale
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Cisgiordania, Israele fuorilegge dichiara "terreno statale" 45 ettari per espandere un avamposto illegale

Il dipartimento del ministero della Difesa responsabile dell’amministrazione civile ha dichiarato “terreno statale” circa 45 ettari di terra adiacenti all’avamposto illegale di Havat Gilad, nel cuore della Cisgiordania settentrionale

Cisgiordania, Israele fuorilegge dichiara "terreno statale" 45 ettari per espandere un avamposto illegale
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3 Settembre 2025 - 12.24


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Il governo israeliano ha compiuto un nuovo passo nella sua lunga strategia di annessione strisciante della Cisgiordania occupata. Il dipartimento del ministero della Difesa responsabile dell’amministrazione civile ha dichiarato “terreno statale” circa 45 ettari di terra adiacenti all’avamposto illegale di Havat Gilad, nel cuore della Cisgiordania settentrionale. La decisione, approvata il 1° settembre, apre la strada alla futura espansione di insediamenti e infrastrutture riservate ai coloni israeliani, mentre le comunità palestinesi locali vengono ancora una volta messe davanti al fatto compiuto.

Secondo quanto riportato dal Times of Israel, il terreno in questione apparteneva fino a ieri all’amministrazione dei villaggi palestinesi di Jit, Tell e Fara’ata. Non è classificato come proprietà privata, ma questo non cambia la sostanza: la terra viene sottratta alle comunità palestinesi e resa disponibile allo sviluppo coloniale israeliano. Chiunque rivendichi diritti privati potrà presentare ricorso entro 45 giorni, ma la storia degli insediamenti dimostra quanto questo genere di appelli abbiano scarsissime possibilità di ribaltare decisioni prese con chiaro intento politico.

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Havat Gilad è uno degli avamposti più controversi, fondato senza alcuna autorizzazione ufficiale, eppure sistematicamente tollerato e persino sostenuto dai governi israeliani degli ultimi anni. Ora, grazie a questa dichiarazione, la sua legittimazione appare di fatto sancita: un avamposto “illegale” trasformato in parte integrante del mosaico coloniale che frammenta la Cisgiordania e rende ogni prospettiva di pace sempre più remota.

L’atto non è soltanto un’operazione burocratica: è un gesto politico, voluto e incoraggiato dalla destra ultranazionalista che oggi domina la coalizione di governo israeliana. Per ministri e leader dell’estrema destra religiosa, l’espansione degli insediamenti non è una questione di sicurezza, ma un obiettivo ideologico: cancellare progressivamente la possibilità di uno Stato palestinese e ribadire un controllo permanente su tutta la Cisgiordania.

Non sorprende che le comunità palestinesi leggano questa mossa come l’ennesima espropriazione mascherata, una vera e propria prevaricazione legalizzata. Dietro il linguaggio tecnico di “terreno statale” si nasconde la realtà di decine di ettari sottratti a villaggi già soffocati da check-point, restrizioni e violenze dei coloni.

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A poche settimane dalla decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di porre fine alla missione di peacekeeping in Libano, Israele sceglie di accelerare anche in Cisgiordania. Un segnale chiaro: l’estrema destra al potere considera il diritto internazionale, le risoluzioni Onu e le proteste della comunità internazionale come semplici ostacoli retorici.

Il messaggio è brutale e trasparente: le terre palestinesi continueranno a essere colonizzate, pezzo dopo pezzo, finché non resterà nulla da negoziare.


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