Secondo dati riservati dell’intelligence militare israeliana, soltanto un detenuto su quattro proveniente da Gaza è classificato come combattente, mentre la stragrande maggioranza dei palestinesi arrestati è costituita da civili tenuti in prigioni abusive senza accuse né processo.
Tra le persone incarcerate a lungo senza accuse figurano medici, insegnanti, funzionari pubblici, giornalisti, scrittori, malati, disabili e persino minori. Alcuni casi sono particolarmente gravi: un’anziana di 82 anni con Alzheimer imprigionata per sei settimane; una madre separata dai figli piccoli che, al suo rilascio dopo 53 giorni, li ha trovati a mendicare per strada.
La base militare di Sde Teiman ha ospitato così tanti palestinesi anziani, disabili o malati da creare un hangar specifico, soprannominato “il recinto geriatrico”, come ha raccontato un soldato di stanza lì.
Un’inchiesta congiunta del Guardian, di +972 Magazine e del portale ebraico Local Call ha rivelato la sproporzione nelle detenzioni, evidenziata dagli stessi archivi israeliani. A maggio 2024, l’archivio dell’intelligence elencava 1.450 detenuti contrassegnati come “arrestati”: appena uno su quattro degli oltre 6.000 palestinesi imprigionati in Israele con l’accusa di legami con milizie.
La legge sugli “illegali combattenti” consente infatti di incarcerare a tempo indefinito senza prove né processo. All’inizio della guerra i tempi massimi prima dell’accesso a un avvocato o a un giudice sono stati estesi fino a 180 giorni. Non risultano processi celebrati per prigionieri catturati a Gaza dopo il 7 ottobre 2023.
Molti soldati e funzionari israeliani ammettono che la percentuale di civili detenuti è persino più alta dei dati ufficiali. Testimonianze e documenti parlano di arresti arbitrari di anziani, malati e persone disabili. Alcuni militari riferiscono che i civili innocenti venivano comunque trattenuti come “merce di scambio” nei negoziati per gli ostaggi.
Organizzazioni per i diritti umani, israeliane e palestinesi, denunciano che la legge sugli “illegali combattenti” facilita le sparizioni forzate e la detenzione di massa di civili, privati delle tutele previste dal diritto internazionale.
Il caso di Fahamiya al-Khalidi, 82 anni, arrestata con la sua badante a Gaza City e incarcerata per settimane nonostante fosse disorientata e incapace di badare a sé stessa, è emblematico dell’uso indiscriminato di questa normativa.
Storie simili riguardano donne separate dai figli, ragazzi minori detenuti senza contatti con le famiglie e malati privati di cure essenziali. Molti, una volta liberati, hanno trovato le proprie famiglie in condizioni disperate.
Le associazioni giuridiche come HaMoked e Adalah denunciano che migliaia di civili di Gaza restano oggi in prigioni israeliane senza processo, ridotti a pedine politiche in una strategia di pressione collettiva che viola apertamente il diritto umanitario internazionale.
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