Lunedì i Democratici della Camera hanno diffuso l’immagine di una lettera a contenuto sessualmente allusivo, con tanto di disegno, che sembrerebbe recare la firma di Donald Trump. Si tratta dello stesso documento che l’ex presidente aveva negato di aver scritto, dopo che il Wall Street Journal ne aveva rivelato l’esistenza all’inizio dell’anno.
La lettera è stata consegnata dagli avvocati dell’eredità di Jeffrey Epstein – il finanziere condannato per abusi sessuali – in risposta a un mandato della commissione di vigilanza della Camera. Faceva parte di un volume celebrativo preparato in occasione del cinquantesimo compleanno di Epstein.
Nell’immagine si vede una figura femminile stilizzata, accanto a un dialogo immaginario tra Trump ed Epstein, con sotto quella che appare come la firma dell’allora tycoon.
«La commissione di vigilanza ha ottenuto il famigerato Birthday Book, che contiene una nota di Trump che lui sostiene non esistere», ha dichiarato in un comunicato il deputato democratico Robert Garcia. «È arrivato il momento che il presidente dica la verità e vengano resi pubblici tutti i documenti su Epstein».
La Casa Bianca non ha rilasciato commenti diretti, ma alcuni funzionari hanno cercato di screditare il documento. Taylor Budowich, vicecapo dello staff per la comunicazione, ha pubblicato su X un’altra versione della firma di Trump sostenendo che quella presente nella lettera fosse falsificata: «Non è la sua firma. Diffamazione!».
Tuttavia, secondo esperti grafologi, la firma in questione ricorda molto quella che Trump utilizzava negli anni Novanta, quando era solito firmarsi soltanto con il nome e una lunga linea discendente, proprio come in un documento del 1995.
Trump ha comunque negato con forza di aver scritto o disegnato il messaggio a Epstein: «La lettera pubblicata è un falso. Non sono le mie parole, non è il mio modo di esprimermi», ha ribadito. Per questo ha intentato una causa per diffamazione da 10 miliardi di dollari contro il Wall Street Journal, la casa editrice Dow Jones e la controllante News Corp, citando anche Rupert Murdoch.
Il cosiddetto Birthday Book, intitolato The First Fifty Years, era un volume rilegato in pelle, suddiviso in dieci sezioni, introdotte da un prologo di Ghislaine Maxwell. Conteneva lettere e immagini a carattere esplicitamente sessuale: dai disegni di presunte “fidanzate” di Epstein che ricevevano massaggi a bordo piscina, a foto di animali ritratti in accoppiamento.
Oltre a Trump, tra i contributori figuravano anche Bill Clinton, il miliardario Leon Black, l’avvocato Alan Dershowitz, l’attuale ambasciatore britannico negli Stati Uniti Peter Mandelson e il magnate Les Wexner.
Intanto, l’amministrazione Trump ha assunto nel tempo posizioni contraddittorie sulla possibilità di rendere pubblici i fascicoli legati a Epstein, definendoli in un’occasione persino «una montatura dei democratici».
La commissione di vigilanza della Camera continua a esaminare i documenti, con la partecipazione sia di democratici sia di repubblicani. Epstein, arrestato per traffico sessuale di minori e legato a numerosi uomini di potere, si tolse la vita in carcere nel 2019, in attesa di processo.
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