Voci da Gaza City, dalla città che Israele vuole svuotare di palestinesi. Voci raccolte da Amnesty International. Voci che raccontano dell’ennesimo crimine contro l’umanità perpetrato dall’”esercito più morale al mondo”, e ordinato da un criminale di guerra, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, definito dal suo sodale americano, Donald Trump, un “eroe di guerra” e un “brav’uomo”.
Amnesty International ha dichiarato oggi che Israele deve annullare immediatamente l’ordine di sfollamento di massaemesso il 9 settembre contro le persone residenti a Gaza City. Con questa misura, adottata mentre si intensifica l’offensiva sulla città, Israele non fa che aggravare le sofferenze dei civili nel contesto del genocidio in corso.
“L’ordine emesso ieri mattina dall’esercito israeliano per lo sfollamento di massa delle persone residenti a Gaza City è crudele e illegale e aggrava ulteriormente le condizioni genocide di vita che Israele sta imponendo alla popolazione palestinese”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“Per le centinaia di migliaia di persone palestinesi di Gaza City, che da quasi due anni sono vittime di bombardamenti incessanti, vengono private del cibo e sono costrette a vivere in campi di fortuna o a rifugiarsi in edifici estremamente sovraffollati, tutto ciò rappresenta un ripetersi del devastante e disumano ordine di sfollamento di massa imposto a tutta la parte settentrionale della Striscia di Gaza il 13 ottobre 2023”, ha aggiunto Morayef.
Amnesty International ha ribadito più volte che lo sfollamento forzato delle persone palestinesi all’interno della Striscia di Gaza o la loro espulsione dal territorio costituiscono una violazione del diritto internazionale umanitario, nonché crimini di guerra e contro l’umanità.
L’organizzazione ha raccolto testimonianze sconvolgenti da residenti e operatori sanitari dopo l’emanazione dell’ordine di sfollamento. Alcune persone avevano già provato a fuggire verso sud da quando, lo scorso venerdì, Israele aveva iniziato a colpire i palazzi della città, ma non ci erano riuscite a causa dei costi di trasporto proibitivi o perché la ristretta area indicata da Israele per l’evacuazione è inabitabile.
Un operatore sanitario che cura bambine e bambini malnutriti ha raccontato ad Amnesty International: “Non voglio abbandonare i miei piccoli pazienti, i cui corpi sono troppo fragili per sopportare un altro sfollamento, ma non so cosa fare. È come dover scegliere tra due morti: la morte sotto i bombardamenti o la lenta morte causata dallo sfollamento, senza sapere dove andare. Sono già stato costretto a spostarmi 15 volte; nelle ultime notti non sono riuscito a chiudere occhio a causa dei pesanti bombardamenti nei dintorni. Continuiamo ad andare al lavoro per curare i bambini ma siamo allo stremo”.
Una donna anziana con disabilità che si trova in un campo improvvisato per sfollati interni a Tal al-Hawa, nel sud di Gaza City, ha detto ad Amnesty International: “Siamo stati sfollati da Sheikh Radwan tre settimane fa; mio figlio ha dovuto portarmi sulle spalle perché non ho una sedia a rotelle e nessun mezzo poteva raggiungere la nostra zona. Ora ci viene ordinato di evacuare di nuovo. Dove dovremmo andare? Per raggiungere il sud bisogna pagare quasi 4000 shekel (1000 euro) e per acquistare una tenda almeno 3000 shekel (800 euro), senza sapere nemmeno se troveremo un terreno dove montarla. Abbiamo già speso tutti i nostri risparmi per sopravvivere a questa guerra, cercando cibo e beni essenziali. Ogni giorno è come se la guerra ricominciasse da capo, ma molto peggio: siamo totalmente esausti, senza forze e senza più la volontà di andare avanti”.
Una nonnache si prende cura della nipotina di otto anni rimasta ferita, i cui genitori sono stati uccisi in un attacco aereo a maggio, ha raccontato: “È tutto ciò che mi resta e ho fatto di tutto per proteggerla. Solo nell’ultima settimana siamo stati costretti a sfollare due volte. Non abbiamo i mezzi per andare a sud e siamo stanchi di dover rivivere questo incubo ancora e ancora”.
Il nuovo ordine di sfollamento, insieme all’espansione delle operazioni militari nella Striscia di Gaza, compresa la distruzione dei palazzi dove migliaia di famiglie avevano trovato riparo, è l’ennesima dimostrazione dell’intento di Israele di imporre condizioni di vita intese a provocare la distruzione fisica di una popolazione già devastata. Il fatto che Israelenon abbia tenuto conto degli avvertimenti delle organizzazioni umanitarie e per i diritti umani sulle conseguenze catastrofiche di questa operazione e che continui a sfidare gli ordini della Corte internazionale di giustizia affinché le persone palestinesi nella Striscia di Gaza ricevano aiuti adeguati e protezione, è un segnale innegabile della volontà di portare avanti il genocidio senza alcuna sosta.
“Gaza City, che ha un patrimonio antico di millenni e ha già subito devastazioni e distruzioni enormi, ora rischia la cancellazione totale. È evidente che Israele sia determinata a perseguire l’obiettivo di distruggere fisicamente la popolazione palestinese della Striscia di Gaza. È inaccettabile che gli stati che possono far leva su Israele continuino a fornirgli armi e sostegno diplomatico per distruggere vite palestinesi”, ha aggiunto Heba Morayef.
“È deplorevole che aziende e investitori continuino a trarre profitto dal genocidio di Israele. Gli stati e le imprese che continuano a fornire armi a Israele rischiano la complicità in un genocidio. Tutti coloro che hanno influenza su Israele devono esercitare pressioni per porre immediatamente fine alla campagna genocidaria e garantire pieno accesso umanitario alla popolazione civile della Striscia di Gaza”, ha concluso Morayef.
La denuncia di Lazzarini
Il commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini, denuncia la ”tacita complicità” della comunità internazionale su quanto sta accadendo a Gaza.
Intervistato da Le Monde, Lazzarini ritiene che gli Stati dispongono di un ”insieme estremamente ampio” di strumenti per ”fermare tutte le atrocità” perpetrate nell’enclave palestinese. ”E assolutamente osceno che ci possa essere un’operazione militare di questa portata cercando nel contempo di spostare la totalità della popolazione di Gaza”, deplora il direttore dell’agenzia Onu, allertando sul ”rischio che si finisca per abituarci a questo orrore, che ci si abitui al fatto che ci sia, a mio avviso, una carestia deliberata e fabbricata.
Questa indifferenza, questa inazione, questa passività – avverte Lazzarini – assomigliano sempre di più ad una tacita complicità rispetto a ciò che accade nella Striscia di Gaza”.
Complicità in genocidio.