Israele trasforma Gaza in un progetto coloniale di profitto: distruzione e deportazione del popolo palestinese
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Israele trasforma Gaza in un progetto coloniale di profitto: distruzione e deportazione del popolo palestinese

Quello che sta accadendo a Gaza è, ovviamente, l'appropriazione dei terreni, ma è molto di più. 

Israele trasforma Gaza in un progetto coloniale di profitto: distruzione e deportazione  del popolo palestinese
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

11 Settembre 2025 - 10.20


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I leader di Hamas che sono stati eliminati in Qatar, in realtà non si sa ancora con certezza chi, dimostra che quello che sta accadendo a Gaza in questo momento è un altro ordine. 

Quello che sta succedendo è un ordine di distruzione sistematica e rovina totale.

Israele è definito uno stato colonizzante. 

Si tratta solo di prendere la proprietà della terra. 

Il fatto è, mi sembra, che è quello che sta accadendo in Cisgiordania, o quello che sta accadendo in questo momento, un lento sgranocchiamento, organizzato dallo Stato di Israele e portato avanti da milizie fasciste, porta per porta. 

Quello che sta accadendo a Gaza è, ovviamente, l’appropriazione dei terreni, ma è molto di più. 

Si tratta della “sostituzione” di una popolazione, ovvero i palestinesi.

L’obiettivo è esposto, e questa mostra, di per sé, ci lascia sbalorditi: 

a Gaza, sì, si tratta di cambiare la popolazione. 

Per lasciare i primi a sostituirli, in maniera pura e semplice, con altri, che altri saranno, per alcuni, ma non pochi, proprietari di terreni agricoli, e, per altri, cittadini di una nuova città moderna che occuperà l’intero territorio, città che sarebbe sia centro business, un’attrazione turistica come Dubai potrebbe essere, una città che beneficerebbe dei ricavi del gas, e sarebbe  “sterile”,  per riprendere il termine israeliano, cioè senza arabi. 

O in cui gli arabi vivrebbero divisi in due categorie: ci sarebbero i servi, e ci sarebbero i 600.000 abitanti di una città controllata elettronicamente, da cui non sarebbe permesso uscire, una città, di cui ho già scritto mesi fa, che sarebbe come una prigione all’aperto. 

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Qui devo fare una riserva importante: non capisco perché questa cifra di 600.000, sottolineo numero stimato nel piano del Ministero della Difesa israeliano, alla lunga, cosa Israele pensa di fare con queste persone, se loro sono destinati a rimanere 600.000, o se la popolazione può aumentare, o al contrario, è chiamata a diminuire nel corso degli anni.

Il resto della popolazione verrà evacuato. 

Evacuato dove? 

Evacuato come? 

Inoltre, non è chiaro, e, a quanto pare, l’idea è di evacuare, quindi, se conto, almeno 1.500.000 persone, in piccoli gruppi, in tutto il mondo, dando loro un “bacetto” di 5.000 dollari, in tutto e per tutto, come compenso secondo il piano per  “pagare un anno di affitto”, ma questi soldi da dove arrivano?

Questi fondi, immagino 7 miliardi e 500 milioni, sono pagati dagli USA, in cambio di una quota leonina dei profitti del gas. 

Le persone così “evacuate” o “reinsediate”, due termini che hanno, in questo caso, una storia, ovviamente non avranno diritto a nient’altro, e soprattutto non avranno diritto al ritorno.

Le partenze dovrebbero essere “volontarie” 

Si tratta di due cose. 

Innanzitutto, va da sé, che le persone di Gaza sono disperate, non sappiamo più quali sinonimi utilizzare, hanno perso abbastanza da scegliere, in cambio della loro vita, il pagamento, una somma forfettaria di 5.000 dollari per qualsiasi risarcimento, ovunque questa vita possa andare dopo, e, allo stesso tempo, troviamo paesi pronti ad “accettare” questi migranti di un particolare tipo: perché non saranno, come sappiamo, paesi del mondo arabo, ma, molto più ampiamente del cosiddetto mondo musulmano, per esempio, attualmente ci sono negoziati con il Sudan, e l’Indonesia.  

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La domanda è come gli Stati propensi a ricevere questi naufraghi possano resistere alle “pressioni amichevoli” dei padroni di questo mondo, ed è questa la domanda che sorge da sola, non quella di come un paese come il Sudan, con le guerre che stanno avvenendo, sia già devastato.

Penso che gli osservatori stiano facendo un grosso errore a pensare che l’unico obiettivo di Netanyahu sia restare al potere. 

Sì, certo, ovviamente vuole restare al potere, quindi non risponde alla giustizia per le calamitose accuse di frode e collusione che affronterà!?. Ed è ovviamente sbagliato pensare che liberare gli ostaggi possa essere uno scopo: 

eliminare i negoziatori, l’élite di Hamas, e quindi gli assassini in capo, non aiuta a salvare la vita degli sfortunati ancora prigionieri. 

Gli ostaggi sono in servizio, stanno lavorando, è un camuffamento per giustificare le operazioni militari. 

Il vero obiettivo è a lungo termine, e, in realtà, non è un obiettivo personale, anche se pochi piccoli miliardi di dollari possono arricchire uno qualsiasi dei fascisti dell’attuale governo israeliano. 

L’obiettivo è quello che chiamiamo “Gaza Beach”, un mondo, ripeto, “Arabenin”, un mondo organizzato da Jared Kushner e Trump in cui ci si può “divertire” in spiaggia, facendo profitti.

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Tutto il resto è solo una fatica per arrivarci. 

Queste disavventure sono la vita di migliaia di esseri umani massacrati, e centinaia e centinaia di persone, ancora vive, votate da una all’altra, torturate dalla fame, fatte impazzire dalla paura mondiale, dall’imprevedibilità di ordini di evacuazione, persone che per la maggior parte hanno perso tutto, e persone che, per ora, resistono, resistendo, semplicemente, se mi è concesso, perché sono lì e soffrono tutto ciò che soffrono, sotto la doppia oppressione di Hamas e dell’esercito israeliano, un esercito, vero, totalmente tecnologico, che deve distruggere, come ricorda Netanyahu, tutti gli edifici di Gaza City.

Stiamo assistendo al trionfo della più alta forma di esibizione del potere del denaro. 

Quando si esercita questo potere senza prendere il minimo, il minimo, direi, di precauzioni per sembrare accettabili. È solo la confisca delle risorse naturali di un territorio, da qui il rifiuto assoluto di quel territorio ad essere riconosciuto paese, o parte di un paese, con “trattamento” degli abitanti che ne impedisce lo sfruttamento totale.

Non importa se chi parla di “trasloco” o “evacuazione” sia ebreo o no. 

Ciò che conta sono i profitti delle risorse naturali, finché ci saranno ancora, per qualche decennio, o anche un secolo, non lo so. 

Stiamo assistendo a questo, allo stesso tempo, allo sfruttamento politico di questa mostruosità da parte di forze che, in Occidente, vogliono dimostrare l’inferiorità dei nostri sistemi democratici.

E a quanto vedo, all’Europa sta bene così.

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