L’amministrazione Trump si prepara a presentare, entro la fine del mese all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, una proposta che mira a ridurre drasticamente le tutele internazionali sul diritto d’asilo. Si tratta di un tassello del progetto politico di estrema destra e xenofobo che caratterizza il nuovo corso della Casa Bianca, e che introduce criteri di arbitrarietà tali da poter rimandare indietro anche persone in fuga da guerre e persecuzioni, mettendone concretamente a rischio la vita.
Secondo un documento interno del Dipartimento di Stato, i richiedenti asilo dovrebbero presentare domanda di protezione nel primo Paese attraversato, senza la possibilità di scegliere la destinazione. Inoltre, lo status di rifugiato diventerebbe temporaneo: ogni Paese ospitante verificherebbe periodicamente se le condizioni nel Paese d’origine siano migliorate, aprendo così la strada a rimpatri forzati.
La proposta rappresenta una rottura profonda con il sistema costruito nel dopoguerra, che garantiva l’asilo a chi subiva persecuzioni senza vincoli geografici. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani la considerano una riduzione drastica delle garanzie previste dalle convenzioni internazionali.
Restano incognite rilevanti: non è chiaro quanti governi si diranno disposti ad appoggiare la linea di Washington, né come verranno stabiliti i criteri per valutare la “sicurezza” nei Paesi di provenienza.
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