Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani su Gaza continua a salire. Fonti mediche riferiscono che nelle ultime ore sono almeno 50 le persone uccise, tra cui 37 nella città di Gaza e nel nord della Striscia.
Tra le vittime figura anche un bambino, colpito a morte dal fuoco di un drone israeliano nel quartiere Daraj di Gaza City, mentre altre persone sono rimaste ferite. Un altro attacco con drone, questa volta nel campo profughi di Nuseirat, ha ucciso un uomo.
Secondo l’Ufficio stampa del Governo di Gaza, più di 1,3 milioni di palestinesi, tra cui 350.000 bambini, restano intrappolati nella città di Gaza e nel nord dell’enclave, nonostante i bombardamenti continui e le minacce di evacuazione forzata. Le autorità israeliane avrebbero inoltre avvertito che chi abbandonerà l’area non potrà più farvi ritorno, una misura che le organizzazioni per i diritti umani definiscono trasferimento forzato permanente e potenzialmente un crimine di guerra secondo il diritto internazionale.
Lo stesso ufficio denuncia che le cosiddette “zone umanitarie sicure” di Khan Younis e Rafah, dove sono state costrette a rifugiarsi oltre 800.000 persone, sono state bombardate più di cento volte, causando più di 2.000 morti. Lì, sottolinea la nota, non esiste alcuna infrastruttura funzionante: mancano cure mediche, acqua ed elettricità. Israele, secondo le autorità locali, avrebbe inoltre tagliato deliberatamente le linee idriche di Khan Younis, rendendo le condizioni di vita “quasi impossibili”.