Il blocco imposto da Israele sulla Striscia di Gaza non è solo un assedio militare, ma una condanna a morte lenta e disumana per centinaia di bambini feriti che avrebbero bisogno urgente di cure all’estero. Le Nazioni Unite hanno denunciato che la guerra in corso ha prodotto il più alto numero di amputazioni infantili mai registrato in epoca moderna, un crimine che resta sotto gli occhi del mondo senza conseguenze reali per Tel Aviv.
Sei mesi fa, l’allora presidente Donald Trump aveva annunciato che la Giordania avrebbe accolto 2.000 bambini palestinesi per cure mediche salvavita. Ma Israele, continuando a esercitare un controllo totale e arbitrario sui valichi, ne ha autorizzati appena 175. Una cifra che rende evidente come il diritto alla vita dei palestinesi venga calpestato sistematicamente.
Tra quei pochi bambini evacuati c’è Muhammad, otto anni, che ha perso una gamba quando un bombardamento israeliano ha distrutto la tenda della sua famiglia. Dopo aver ricevuto una protesi, ha detto con innocente determinazione: “Voglio stare con i miei amici, giocare a calcio con loro. Tornerò a Gaza e starò con i miei amici”.
Ma per la maggioranza dei piccoli feriti intrappolati nella Striscia non c’è via di salvezza. Molti rischiano la morte non solo per le bombe, ma per l’assenza di ospedali funzionanti e l’impossibilità di accedere a terapie di base.
A raccontarlo è il chirurgo Osama Hamid, dello Specialty Hospital di Amman, che ricorda un episodio agghiacciante: “Ricordo un bambino, avrà avuto nove anni, arrivato dopo un attacco. Aveva l’intestino fuori dall’addome. Non avevamo una terapia intensiva”. La decisione finale, crudele nella sua inevitabilità, fu: “C’erano solo due sale operatorie e fu presa una decisione: lasciarlo morire in pace”.
Hamid ha prestato servizio volontario tre volte a Gaza, prima che Israele gli impedisse di rientrare. La sua testimonianza è lo specchio di una realtà che molti governi occidentali fingono di non vedere: il blocco israeliano non è una misura di sicurezza, ma una punizione collettiva che colpisce soprattutto i più deboli e i più innocenti.
Ogni giorno che passa, nuovi bambini palestinesi vengono sacrificati sull’altare della guerra e dell’impunità. Gaza continua a gridare la sua tragedia, mentre Israele ignora perfino le misure imposte dalla Corte internazionale di giustizia. E la comunità internazionale, salvo rare eccezioni, resta a guardare.