Le bestemmie del trumpismo: paragonare Charlie Kirk a Cristo

Quando la politica perde il senso del limite, diventa pura idolatria. È quello che è accaduto sul palco dove gran parte dell’amministrazione Trump ha ricordato Charlie Kirk, il fondatore di Turning Point Usa, scomparso pochi giorni fa.

Le bestemmie del trumpismo: paragonare Charlie Kirk a Cristo
Robert Kennedy Jr.
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22 Settembre 2025 - 17.30


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Quando la politica perde il senso del limite, diventa pura idolatria. È quello che è accaduto sul palco dove gran parte dell’amministrazione Trump ha ricordato Charlie Kirk, il fondatore di Turning Point Usa, scomparso pochi giorni fa. Un ministro, Robert F. Kennedy Jr., lo ha accostato a Gesù Cristo; e il cardinale Timothy Dolan, in dichiarazioni rilasciate il giorno prima, ha evocato San Paolo. Paragoni che gridano allo scandalo.

Non si tratta solo di un eccesso retorico: siamo davanti a bestemmie pronunciate con leggerezza, a un uso sacrilego dei simboli della fede per santificare un uomo che di evangelico non aveva nulla. Kirk non è stato un predicatore di pace né un martire della giustizia. È stato invece un propagandista reazionario, che ha fatto del suprematismo bianco, della misoginia e della paura dell’altro la cifra della sua azione politica. Ha sostenuto che l’immigrazione dovesse essere bloccata, ha ridicolizzato donne e leader afroamericani mettendo in dubbio la loro “capacità mentale”, ha costruito la propria carriera su una retorica che divide, esclude, umilia.

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Trasformare un ideologo dell’esclusione in un santo cristiano contemporaneo è un insulto doppio: alla fede cristiana, che predica accoglienza, misericordia e giustizia; e alla verità storica, che non può essere manipolata per esigenze di culto politico. Non bastava l’idolatria di Trump stesso, ora si aggiunge la canonizzazione di chi lo ha servito come megafono.

Il cristianesimo è stato il riscatto degli ultimi, non l’arma dei privilegiati. È stato Vangelo per i poveri, non clava contro immigrati e minoranze. Accostare Kirk a Cristo significa rovesciare il senso stesso della fede, trasformandola in propaganda.

Che un cardinale si presti a questo gioco è più grave di qualsiasi eccesso trumpista: perché non è solo politica, è tradimento della missione sacramentale e spirituale. Il compito della Chiesa non è beatificare i potenti, ma ricordare il Vangelo. Se i vescovi americani tacciono davanti a simili abusi, si rendono complici di un’eresia: la religione piegata al potere.

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No, Kirk non era Cristo. Non era Paolo. Era un ideologo della destra radicale, divisiva, intollerante. Santificarlo equivale a bestemmiare. E bestemmiare in nome della politica è la forma più sporca di idolatria.

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