Sale a 51 il numero dei palestinesi uccisi a Gaza solo nelle ore del mattino, in una nuova escalation di bombardamenti israeliani che hanno colpito in particolare Gaza City, dove si contano 36 vittime. Altri otto civili disperati, in coda per ricevere cibo presso un centro di distribuzione a Rafah, nel sud della Striscia, sono stati massacrati sotto le bombe.
Le fonti sanitarie locali parlano di una catastrofe che si rinnova di ora in ora, mentre le famiglie piangono i loro morti e i sopravvissuti scavano tra le macerie con mezzi di fortuna.
Ospedali al collasso senza carburante
La tragedia si aggrava nelle strutture sanitarie: il ministero della Sanità di Gaza ha avvertito che i pochi ospedali ancora parzialmente operativi rischiano di spegnersi del tutto a causa della mancanza di carburante per i generatori. I ritardi e i blocchi nell’ingresso dei rifornimenti, imposti dall’esercito israeliano, hanno già portato molti ospedali alla chiusura o alla distruzione sotto i bombardamenti.
Gli operatori umanitari denunciano che Israele continua a consentire solo un flusso minimo e del tutto insufficiente di aiuti, negando o rimandando l’accesso a carburante, cibo e medicinali essenziali.
Una strage che non si ferma
Con la maggior parte delle strutture mediche distrutte o gravemente danneggiate, i feriti vengono spesso curati a terra, senza anestesia, tra corridoi invasi da sangue e macerie. La popolazione civile resta intrappolata, senza vie di fuga, sottoposta a bombardamenti incessanti che colpiscono indiscriminatamente abitazioni, centri di distribuzione alimentare e perfino ospedali.
