Un’azione senza precedenti ha colpito la Global Sumud Flotilla, la spedizione umanitaria composta da oltre cinquanta imbarcazioni dirette a Gaza per portare aiuti alla popolazione civile. Nella mattinata del 24 settembre, in acque internazionali a sud di Creta, il convoglio è stato bersaglio di un violento attacco con droni, bombe sonore, spray urticanti e oggetti non identificati. Tre le imbarcazioni colpite: la Zefiro, danneggiata a prua da un ordigno, la Morgana, con la vela principale compromessa, e la Taigete, raggiunta da un drone ma senza danni apparenti. Non si registrano feriti, ma il rischio per la vita degli equipaggi è stato concreto.
La denuncia della portavoce italiana: “Violazione gravissima”
A bordo della Morgana viaggiava la portavoce italiana Maria Elena Delia, che in un video ha parlato di “violazione gravissima” e di un’azione condotta “nella più totale illegalità”. Delia ha denunciato il blocco delle comunicazioni e l’uso di tecniche di intimidazione per scoraggiare l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza. “Quello che sta accadendo è senza precedenti e mette a rischio la vita di tutti noi”, ha dichiarato, chiedendo un intervento immediato delle autorità italiane e internazionali.
Reazioni in Italia: Farnesina e opposizioni in allarme
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, da New York per l’Assemblea Generale dell’Onu, ha chiesto chiarimenti a Israele e garanzie per la sicurezza dei cittadini italiani coinvolti. “Ogni operazione in acque internazionali deve rispettare il diritto internazionale”, ha affermato. Intanto, in Parlamento è esplosa la protesta: Pd, Avs e M5s hanno occupato emiciclo e banchi del governo, accusando l’esecutivo di sottovalutare la gravità di quanto accaduto.
Una chiara provocazione contro gli aiuti umanitari
Gli organizzatori della Flotilla parlano di “provocazione deliberata” volta a intimidire e impedire la consegna di aiuti umanitari a Gaza, dove la crisi resta drammatica. Non è il primo episodio: già il 10 settembre l’imbarcazione Alma era stata colpita da un ordigno incendiario in Tunisia. “Ogni attacco – ribadiscono gli attivisti – non fa che rafforzare la nostra determinazione a rompere l’assedio”.
