Una serie di avvistamenti di droni ha colpito nella notte tra mercoledì e giovedì quattro aeroporti danesi, portando alla chiusura temporanea dello scalo di Aalborg, che funge anche da base militare.
L’incidente, che ha causato interruzioni ai voli per diverse ore, arriva a soli due giorni dalla chiusura dell’aeroporto di Copenaghen a causa di un episodio simile, alimentando timori di attacchi ibridi orchestrati da attori stranieri.
Avvistamenti coordinati
Secondo le autorità danesi, i droni sono stati segnalati a partire dalle 21:44 ora locale presso l’aeroporto di Aalborg, con osservazioni che si sono protratte fino a poco prima dell’1:00 di notte.
Simili avvistamenti sono stati riportati anche negli aeroporti di Esbjerg, Sønderborg e Skrydstrup, ma solo Aalborg ha interrotto le operazioni aeree.
La polizia danese ha confermato la presenza di “più di un drone” con luci accese, volando in formazione sistematica. Un pattern già osservato lunedì sera a Copenaghen, dove tre droni avevano causato la chiusura dello scalo per diverse ore.
“Attacco ibrido sistematico”
Il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen ha descritto l’operazione come «lavoro di un attore professionale», sottolineando la simultaneità degli avvistamenti in più località.
«Non c’è dubbio che si tratti di un attacco ibrido che utilizza diversi tipi di droni», ha dichiarato Poulsen in conferenza stampa, aggiungendo: «È una gara agli armamenti contro il tempo, perché la tecnologia evolve costantemente».
Il ministro ha annunciato contatti con la Nato nella mattinata di giovedì, valutando l’attivazione dell’articolo 4 del trattato atlantico per consultazioni urgenti tra gli alleati.
L’impatto psicologico e le ipotesi sul mandante
Il ministro della Giustizia Peter Hummelgaard ha enfatizzato l’impatto psicologico degli episodi: «L’obiettivo dei sorvoli era seminare paura e divisione».
Ha definito gli eventi «profondamente preoccupanti» e ha avvertito che «la minaccia degli attacchi ibridi è qui per restare», citando anche episodi simili registrati in Polonia, Romania ed Estonia, dove caccia russi hanno violato lo spazio aereo.
La premier Mette Frederiksen, commentando l’episodio di Copenaghen, lo ha definito «l’attacco più grave all’infrastruttura critica danese fino ad oggi» e non ha escluso il coinvolgimento della Russia, nonostante le smentite di Mosca.
Le indagini sono in corso, ma le autorità non escludono alcuna ipotesi.
Contesto europeo e misure di risposta
Questi eventi si inseriscono in un’ondata di tensioni legate all’invasione russa dell’Ucraina.
In Polonia e Romania sono stati segnalati sorvoli di droni simili, mentre in Estonia si è verificata una violazione dello spazio aereo da parte di jet russi.
In risposta, l’Unione Europea ha convocato per venerdì un vertice congiunto dedicato alla difesa contro i droni e alla creazione di un «muro di droni» lungo i confini orientali.
La risposta danese
La Danimarca sta valutando modifiche legislative per consentire ai gestori di infrastrutture critiche di abbattere droni sospetti. Una misura che riflette la crescente preoccupazione per la sicurezza aerea.
«Oltre all’articolo 4, ci sono altre azioni che possiamo intraprendere attraverso la Nato», ha concluso Poulsen, segnalando un rafforzamento del supporto aereo per i paesi alleati.
Mentre le indagini proseguono, i cieli danesi rimangono sotto stretta sorveglianza, con popolazione e autorità all’erta per ulteriori minacce. Questo nuovo episodio solleva interrogativi sul ruolo dei droni nelle strategie ibride, in un’Europa sempre più esposta a conflitti asimmetrici.