In una nazione al crocevia tra Oriente e Occidente, dove le campane delle chiese riecheggiano come richiami ancestrali e i confini geopolitici si intrecciano con quelli spirituali, la Russia ha sferrato un’offensiva subdola per plasmare il destino elettorale della Moldova.
A pochi giorni dalle cruciali elezioni parlamentari del 28 settembre, un’inchiesta di Reuters svela come Mosca abbia mobilitato la Chiesa Ortodossa Moldava – ancora vincolata al Patriarcato di Mosca – per diffondere propaganda anti-europea e pro-tradizionale. Centinaia di sacerdoti, invitati a “pellegrinaggi” gratuiti nella capitale russa, sono tornati con tasche piene di denaro e un mandato implicito: creare reti di disinformazione su Telegram per sabotare l’aspirazione moldava all’integrazione nell’Unione Europea.
La Moldova, con i suoi 2,4 milioni di abitanti incastrati tra il gigante russo e i paesi dell’Europa occidentale, è un campo di battaglia silenzioso nella guerra ibrida di Vladimir Putin. Indipendente dall’Unione Sovietica dal 1991, il paese rimane intrappolato in un limbo: la sua economia dipende in parte dalle rimesse dei migranti in Russia, mentre la sua Chiesa Ortodossa, che conta oltre l’80% della popolazione tra i fedeli, risponde ancora al Patriarca Kirill, l’alleato spirituale del Cremlino. Kirill, che ha benedetto l’invasione dell’Ucraina come una “guerra santa”, vede nella Moldova non solo un avamposto culturale, ma un baluardo contro l'”Occidente decadente” accusato di promuovere valori liberali come i diritti LGBTQ+.
L’operazione russa, emersa da documenti bancari, interviste con oltre una dozzina di sacerdoti e analisi di canali social, è iniziata almeno un anno fa. Tra giugno e ottobre 2024, gruppi di preti moldavi – in tutto circa 300, secondo fonti ecclesiastiche – sono stati ospitati dalla Chiesa Ortodossa Russa per tour guidati a Mosca e dintorni. I viaggi, presentati come ritiri spirituali, includevano visite a monasteri millenari, preghiere collettive e lezioni dottrinali che enfatizzavano l’unità slava contro le “tentazioni morali” dell’Occidente. “La Russia è la nostra madre spirituale”, ripeteva un volantino distribuito ai partecipanti, citando legami storici che risalgono al XIV secolo.
Ma dietro la facciata devota si nascondeva un meccanismo di corruzione. Al rientro in Moldova, molti sacerdoti hanno ricevuto carte di debito emesse da Promsvyazbank, una banca statale russa nota per finanziare operazioni del Cremlino. Queste carte, caricate con somme equivalenti a più di un anno di stipendio medio moldavo – circa 600 dollari al mese, secondo la Banca Mondiale – erano accompagnate da istruzioni precise: aprire canali Telegram per le parrocchie e inondarli di contenuti filo-russi. “Dovevate parlare contro l’Europa gay, contro il governo di Sandu che ci vende all’Occidente”, ha raccontato a Reuters padre Mihai Bicu, 39 anni, parroco in un villaggio del distretto di Călărași. Bicu, che ha partecipato a un pellegrinaggio a settembre 2024, ha ammesso di aver ricevuto 1.200 dollari sulla sua carta, trasferiti da un conto anonimo moscovita. “Mi hanno detto che era per ‘supportare la missione’, ma era chiaro: in cambio, il canale della mia chiesa doveva servire la causa”.
Bicu non è un caso isolato. Reuters ha verificato almeno 90 nuovi canali Telegram parrocchiali creati negli ultimi 12 mesi, con un’audience cumulativa di decine di migliaia di follower. Molti ripubblicano materiali da “Sare şi Lumiña” (Luce e Salvezza), un account nazionale lanciato a giugno 2024 che, entro agosto 2025, ha raggiunto oltre 27.000 abbonati. I post alternano preghiere ortodosse a meme virali: immagini di Putin come “difensore della fede” accanto a caricature di leader UE come “demoni omosessuali”. Un video virale mostra un prete moldavo che, dal pulpito, paragona l’adesione all’UE a “vendere l’anima al diavolo”. “L’Europa ci offre pane avvelenato: diritti per i gay, aborto libero, famiglie arcobaleno”, recita un tipico messaggio, riecheggiando la retorica di Kirill sull’Ucraina.
Le elezioni del 28 settembre rappresentano un bivio esistenziale per la Moldova. Il partito di centrodestra PAS, guidato dalla presidente Maia Sandu, detiene una maggioranza fragile dal 2021 e punta a consolidarla per accelerare il cammino verso Bruxelles. Sandu, rieletta nel novembre 2024 in un ballottaggio segnato da un referendum pro-UE (approvato con il 50,4% nonostante le accuse di brogli da parte di Mosca), ha trasformato la Moldova in un avamposto anti-russo: ha espulso diplomatici russi, interrotto importazioni di gas da Gazprom e rafforzato i legami con NATO e UE. Ma l’opposizione, capeggiata dal blocco di centrodestra SOR (guidato dall’ex oligarca Ilan Șor, in esilio a Mosca) e dal Partito Socialisti, filo-russo, cavalca il malcontento: inflazione galoppante, corruzione endemica e la crisi energetica post-invasione ucraina.
Il governo moldavo accusa la Russia di una “guerra ibrida” su vasta scala. “Hanno hackerato le nostre reti elettriche, finanziato proteste di strada e ora corrompono le nostre anime”, ha dichiarato Stanislav Secrieru, consigliere per la sicurezza nazionale di Sandu, in un’intervista esclusiva a Reuters. Secrieru ha definito l’infiltrazione ecclesiastica “l’uso più immorale” delle leve russe: la Chiesa, con la sua autorità morale intatta in un paese dove il 98% delle credenze sono ortodosse, è l’arma perfetta per seminare sfiducia. “Questi preti non sono spie; sono padri spirituali per interi villaggi. Quando parlano contro l’UE dal confessionale, è come se Dio stesso lo ordinasse”.
Le prove raccolte da Reuters puntano a una rete orchestrata dal Cremlino. Tre figure chiave emergono dai documenti: Artyom Starostin, Alexander Ralnikov e Sergei Lazarev, tutti legati al partito United Russia di Putin. Starostin, un ex funzionario del ministero degli Esteri russo, ha coordinato i logistica dei pellegrinaggi attraverso l’associazione “Slavic World”, finanziata dal governo di Mosca. Ralnikov, un propagandista noto per campagne anti-UE nei Balcani, ha fornito i template per i canali Telegram. Lazarev, un banchiere di Promsvyazbank, ha supervisionato i trasferimenti, con transazioni tracciate fino a un fondo statale per “cooperazione culturale”. Un altro sacerdote, che ha chiesto l’anonimato per timore di ritorsioni, ha confermato di aver ricevuto oltre 800 dollari durante un viaggio a luglio 2024. “Ci hanno detto: ‘La Russia vi ama, ma dovete ricambiare’. Quattro colleghi mi hanno raccontato la stessa storia: soldi per silenzio e propaganda”.
Non tutti i preti hanno ceduto. Bicu, tormentato dal dilemma morale, ha rassegnato le dimissioni dalla Chiesa Ortodossa Moldava a maggio 2025, passando alla Metropolia Ortodossa Rumena, più autonoma da Mosca. “Ero un pastore, non un politico. Ma quando vedi il denaro russo sporcare l’altare, capisci che la vera guerra è per le nostre coscienze”, ha detto, mostrandoci estratti conto e screenshot di chat con i coordinatori russi. Altri quattro preti intervistati hanno ammesso di conoscere casi simili, ma solo due hanno accettato di condividere dettagli per paura di scomunica.
La Chiesa moldava, guidata da figure come l’arcivescovo Marchel, nega ogni coinvolgimento politico. In un’intervista a Chișinău, Marchel ha descritto i viaggi come “semplici pellegrinaggi per rafforzare la fede”, e le carte di debito come “aiuti per acquistare icone e paramenti sacri”. “Non c’è propaganda, solo verità eterna”, ha insistito, citando il Vangelo contro le “falsità occidentali”. Eppure, durante una liturgia a Slobozia-Măgura il 15 settembre, lo stesso Marchel ha invocato Kirill dal pulpito: “Patriarca nostro, prega per la pace in Ucraina e per la Moldova, che non cada nelle mani dei sodomiti europei”. La folla,数百 di fedeli, ha applaudito, ignara – o complice – del sottotesto.
Diplomatici occidentali, parlando in via anonima, vedono in questa “guerra santa” un capitolo di una strategia più ampia. “Mosca non bombarda la Moldova, la conquista dall’interno”, ha detto un alto funzionario UE. L’intelligence moldava ha rilevato un aumento del 300% nei post anti-UE su Telegram da parte di account ecclesiastici, con picchi nelle zone rurali dove il clero è l’unica voce autorevole. L’opposizione filorussa, che spera di guadagnare seggi sufficienti per bloccare le riforme UE, beneficia indirettamente: sondaggi indipendenti mostrano un 15% di indecisi influenzati da narrazioni religiose.
Mentre le urne si preparano a Chișinău, la Moldova trema. Sandu ha promesso “difese impenetrabili” contro l’interferenza, inclusi monitoraggi digitali e sanzioni a preti sospetti. Ma in un paese dove la fede è intrecciata alla politica come le radici di un antico ulivo, la linea tra salvezza e manipolazione è sottile come un ostia. Se Mosca riuscirà, non sarà con i carri armati, ma con le croci. E la “guerra santa” continuerà, un post Telegram alla volta.
*Reuters ha contattato il Patriarcato di Mosca e il governo russo per commenti, ma non ha ricevuto risposta. L’inchiesta si basa su documenti verificati, interviste dirette e analisi forensi di dati digitali.*