Flottiglia Global Sumud: molti governi protestano contro il sequestro illegale di Israele ma l’Italia tace
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Flottiglia Global Sumud: molti governi protestano contro il sequestro illegale di Israele ma l’Italia tace

Le navi, cariche di aiuti umanitari e con a bordo circa 500 attivisti provenienti da 44 paesi, sono state abbordate in acque internazionali, in violazione della libertà di navigazione

Flottiglia Global Sumud: molti governi protestano contro il sequestro illegale di Israele ma l’Italia tace
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2 Ottobre 2025 - 11.50


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L’intercettazione della Flottiglia Global Sumud da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) a 70 miglia dalla costa di Gaza ha provocato una reazione globale. Le navi, cariche di aiuti umanitari e con a bordo circa 500 attivisti provenienti da 44 paesi, sono state abbordate in acque internazionali, in violazione della libertà di navigazione garantita dall’Articolo 87 della Convenzione UNCLOS.


Tra i passeggeri c’erano parlamentari, attivisti e figure simboliche come Greta Thunberg. Tutti sono stati trasferiti con la forza al porto di Ashdod per interrogatori e possibili espulsioni. La manovra, denunciata da giuristi ed esperti come un “atto di pirateria di Stato”, ha spinto governi e organizzazioni a parlare apertamente di sequestro illegale di civili.

Le reazioni: condanne e azioni diplomatiche

La Turchia ha guidato le proteste: il procuratore di Istanbul ha aperto un’indagine per sequestro di persona e presentato un ricorso alla Corte Penale Internazionale. Ankara ha definito l’operazione “terrorismo marittimo”, convocando l’ambasciatore israeliano e riducendo i rapporti diplomatici.


La Spagna, con 65 cittadini coinvolti, ha minacciato ricorsi alla CEDU per violazione della libertà personale. La Colombia ha espulso i diplomatici israeliani e sospeso l’accordo di libero scambio, parlando di “crimine internazionale”. Anche Regno Unito, Francia, Irlanda, Brasile, Messico e Malesia hanno espresso condanne, invocando il precedente del Mavi Marmara del 2010, quando l’ONU giudicò illegale un’operazione simile delle IDF.

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L’Italia e il silenzio che pesa

In questo coro di proteste spicca il silenzio dell’Italia. Nonostante la presenza di 22 cittadini a bordo – compresi parlamentari e attivisti – e di imbarcazioni battenti bandiera italiana, il governo non ha emesso condanne formali. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato solo di “contatti con Israele” e di garanzie sulla sicurezza dei detenuti, senza menzionare né violazioni del diritto internazionale né il blocco navale di Gaza, già giudicato illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia.


Le uniche voci di dissenso si sono levate dalla società civile: sindacati come CGIL e USB hanno proclamato uno sciopero generale, mentre ONG e collettivi studenteschi hanno chiesto un ricorso al Tribunale Internazionale del Diritto del Mare. Ma il governo resta immobile, in linea con la sua prudenza storica su dossier mediorientali e con la vicinanza geopolitica a Israele e Stati Uniti.

Un banco di prova per il diritto internazionale

Secondo giuristi, l’abbordaggio integra un detournement marittimo, equiparabile a un sequestro di persona secondo il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (1966). La mancanza di prove su presunti legami con Hamas – mai documentati – conferma l’illegalità dell’operazione.

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Mentre Turchia e Spagna preparano denunce formali e la Colombia ha già reagito con durezza, l’Unione Europea appare paralizzata dalle divisioni interne. Il silenzio italiano, insieme a quello di Berlino, rischia di rafforzare la legittimazione del blocco su Gaza, denunciato dall’ONU come “punizione collettiva” di 2,3 milioni di persone.
Il caso Global Sumud non è solo una crisi diplomatica: è una sfida aperta ai principi fondamentali del diritto internazionale. E per l’Italia, coinvolta direttamente, è soprattutto una questione di credibilità.

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