L’intercettazione della Flottiglia Global Sumud da parte di Israele in acque internazionali ha acceso un confronto serrato tra la Spagna di Pedro Sánchez e l’Italia di Giorgia Meloni. Mentre 500 attivisti di 44 paesi restano trattenuti ad Ashdod – tra cui 65 spagnoli e 22 italiani – i due leader hanno scelto parole opposte: appoggi espliciti da Madrid, critiche nette da Roma.
Sánchez: “La Flotilla non rappresenta un pericolo o una minaccia”
Il premier spagnolo ha affermato che la missione è di natura umanitaria e che i cittadini spagnoli a bordo “avranno piena protezione diplomatica”. Ha aggiunto: “La Flotilla non rappresenta un pericolo o una minaccia per Israele, quindi spero che Netanyahu ne tenga conto.”
Meloni: “Tutto questo non porta benefici, ma disagi all’Italia”
La premier italiana, dal vertice UE a Copenaghen, ha dichiarato: “Continuo a ritenere che tutto questo non porti alcun beneficio al popolo della Palestina; in compenso mi pare di capire che porterà molti disagi al popolo italiano.”
Ha anche attaccato lo sciopero: “Mi sarei aspettata che i sindacati … non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì.”
Due posizioni inconciliabili
Sánchez appare come leader disposto a sostenere diritti e solidarietà internazionale. Meloni, al contrario, dipinge la spedizione come opportunistica e respinge la narrazione di missione umanitaria. Il confronto riflette scelte politiche radicalmente divergenti, in un momento in cui la credibilità internazionale italiana è messa alla prova.