Gaza: con il sostituto di Satana Blair i diritti dei miliardari saranno tutelati, quelli dei palestinesi seppelliti

Ora il sostituto di Satana dovrebbe essere il garante della transizione a Gaza. Garante degli immobiliaristi americani e dei loro sodali arabi e israeliani.

Gaza: con il sostituto di Satana Blair i diritti dei miliardari saranno tutelati, quelli dei palestinesi seppelliti
Tony Blair
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

5 Ottobre 2025 - 12.49


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Quando si dice battuta fulminante. È illuminante. Alla Bbc che le chiedeva cosa pensasse della volontà di Trump, scolpita nel suo piano dei 20 punti su Gaza, di mettere Tony Blair alla guida del super comitato internazionale che dovrebbe presiedere alla transizione-ricostruzione della devastata Striscia di Gaza, la giornalista Ash Sarkar,ha risposto così: “Avranno pensato a lui perché Satana non era disponibile”.

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Risposta british. Fulminante. Che dà conto di cosa il fu premier britannico ha lasciato dietro di sé nella coscienza del popolo del Regno Unito, non solo di quello progressista: un lascito di vergogna. Se oggi vai a Londra, a Manchester, a Liverpool, peggio ancora a Edimburgo, Glasgow o in qualsia altra città del Regno, e chiedi a un passante ma lei si sente blairista, la risposta, se ti andasse bene, sarebbe un’occhiataccia. 

Perché dopo la guerra d’Iraq, “Blair” è sinonimo di venduto all’America, di mentitore seriale, di colui che ha trascinato l’esercito di Sua Maestà in un conflitto fondata sulla falsità delle armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein. Tanti soldati britannici hanno perso la vita in quella guerra senza fondamento, una guerra che è costata la vita a 500mila iracheni. Una guerra che ha destabilizzato il Medio Oriente, alimentando la forza di al-Qaeda e dell’Isis.

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Ma di Blair ne sanno qualcosa anche i palestinesi. Costui, infatti, fu investito del pomposo ruolo di responsabile della Road Map del Quartetto per il Medio Oriente (Usa, Russia, Ue, Onu). Risultati? Zero. Se non spese esorbitanti per il trattamento principesco che Blair concesse a se stesso e al suo sterminato staff (si dice che con quanto guadagnato, il Tony in questione si sia comperata una megavilla a Gerusalemme).

Ora il sostituto di Satana dovrebbe essere il garante della transizione a Gaza. Garante degli immobiliaristi americani e dei loro sodali arabi e israeliani. Ma la sua investitura riassume il segno del piano-Trump: seppellire la questione palestinese.  Certo, per i gazawi ancora in vita, quel che conta prima di ogni altra cosa, è restare in vita, e chi può dar loro torto. Una vita un po’ più dignitosa, non ci vuole molto, di quella concessa dai carnefici di Tel Aviv. Ma di Stato palestinese, per carità di intelligenza, non se ne parla. Né ora né per un futuro prossimo venturo.

Di questo, statene certo, Tony Blair si farà partecipe garante.

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