Mentre a Sharm el-Sheikh si aprono nuovi negoziati tra le delegazioni di Hamas e Israele per cercare di porre fine alla guerra, le bombe continuano a cadere su Gaza. Nonostante l’appello di Donald Trump a “muoversi in fretta” verso un accordo e a fermare i bombardamenti, l’esercito israeliano ha lanciato nuovi attacchi contro la città di Gaza, provocando ancora una volta vittime civili, tra cui diversi bambini.
Secondo fonti mediche e di emergenza citate da Al Jazeera, un raid israeliano ha colpito l’area circostante la scuola al-Rum, nel quartiere di Tal al-Hawa, ferendo numerosi palestinesi, tra cui minori. Testimoni sul posto parlano di scene di terrore tra le famiglie che avevano cercato rifugio nella scuola, già sovraffollata da centinaia di sfollati.
Le autorità sanitarie locali hanno confermato che almeno sette persone sono state uccise nelle ultime ore in diversi attacchi condotti su tutta la Striscia, tra cui tre civili in cerca di aiuti umanitari. Le vittime si aggiungono alle migliaia di palestinesi già caduti sotto le bombe israeliane in una campagna militare che non accenna a fermarsi.
In un comunicato pubblicato su X (ex Twitter), l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito “militanti palestinesi” e ha diffuso un video che mostra una grande esplosione nel cuore di Gaza City. Lo stesso esercito ha poi riferito che un suo soldato è rimasto ferito dal lancio di un colpo di mortaio.
Ma da oltre un mese Israele ha intensificato le operazioni su Gaza City, nel quadro di un piano militare che punta a riprendere il controllo della principale città dell’enclave assediata. Una strategia che, nei fatti, continua a colpire la popolazione civile: scuole, ospedali e aree residenziali vengono ancora bombardate, mentre gli appelli internazionali al cessate il fuoco restano inascoltati.
La comunità internazionale, dai Paesi arabi ai governi occidentali, aveva accolto con cauto ottimismo l’annuncio di nuove trattative in Egitto. Tuttavia, l’offensiva israeliana dimostra che, anche nel pieno dei colloqui di pace, la logica della forza prevale ancora su quella del dialogo. E a pagare, come sempre, sono i più indifesi: i bambini di Gaza.