Negli Stati Uniti è in corso una battaglia giudiziaria che potrebbe segnare una svolta nella storia dei diritti civili e nella politica americana. La Corte Suprema sta esaminando un caso che mette in discussione una parte fondamentale del Voting Rights Act del 1965, la legge che da sessant’anni protegge le minoranze razziali dalla discriminazione nel voto.
Il caso, chiamato Alexander v. South Carolina NAACP, nasce però in Louisiana e ruota intorno alla ridisegnazione dei distretti elettorali, cioè la suddivisione geografica che determina quanti e quali rappresentanti ogni zona elegge al Congresso.
Il nodo: la nuova mappa della Louisiana
Dopo il censimento del 2020, la legislatura della Louisiana – controllata dai repubblicani – ha ridisegnato la mappa dei sei distretti congressuali. Il piano prevedeva cinque distretti a maggioranza bianca e repubblicana, e solo uno a maggioranza nera e democratica.
Le associazioni per i diritti civili hanno fatto ricorso, sostenendo che quella mappa riduceva il peso del voto afroamericano, in violazione del Voting Rights Act. Un tribunale ha dato loro ragione, imponendo di creare un secondo distretto con maggioranza nera.
Così è nato un nuovo distretto “serpente”, lungo oltre 300 chilometri, che collega varie zone tra Shreveport, Lafayette e Baton Rouge. Nel 2023, in quel distretto è stato eletto il deputato democratico Cleo Fields, simbolo del rafforzamento della rappresentanza afroamericana nello stato.
Ma subito dopo, un gruppo di elettori bianchi ha fatto causa, sostenendo che quella mappa discriminava al contrario, perché era stata disegnata apposta sulla base della razza.
Davanti alla Corte Suprema
Il caso è arrivato fino alla Corte Suprema, che ora deve decidere se creare un distretto a maggioranza nera costituisca una violazione della Costituzione americana.
I repubblicani sostengono che la razza non può essere il criterio principale per disegnare i distretti. Secondo loro, il “distretto serpente” è un esempio di gerrymandering razziale, cioè di manipolazione delle mappe per favorire un gruppo etnico o politico.
I difensori dei diritti civili rispondono che, al contrario, la legge serve proprio a garantire che le minoranze non siano escluse dalla rappresentanza. Citano il caso Allen v. Milligan del 2023, in cui la stessa Corte Suprema aveva stabilito che l’Alabama aveva violato il Voting Rights Act non prevedendo abbastanza distretti a maggioranza nera.
Roberts e Kavanaugh: i giudici chiave
La decisione si gioca sui voti di due giudici: il presidente della Corte John Roberts e Brett Kavanaugh. Entrambi conservatori, nel 2023 si unirono però ai giudici liberali per salvare la Sezione 2 del Voting Rights Act.
Durante le ultime udienze, Roberts ha espresso dubbi sulla mappa della Louisiana, definendola “un serpente che si snoda per centinaia di chilometri”. Ma anche in passato, pur criticando gli eccessi, ha difeso il principio che le minoranze devono poter eleggere rappresentanti che le rispecchino.
Cosa c’è in gioco
La decisione non riguarda solo la Louisiana. Se la Corte Suprema accogliesse la tesi repubblicana, la Sezione 2 del Voting Rights Act – quella che protegge il voto delle minoranze – potrebbe essere svuotata di significato.
Gli stati del Sud, dove il Partito Repubblicano è dominante, potrebbero ridisegnare le mappe a proprio vantaggio, riducendo il numero di distretti a maggioranza nera o latina e consolidando il controllo della Camera dei Rappresentanti.
Oggi i repubblicani hanno una maggioranza molto risicata alla Camera, e anche pochi seggi in più o in meno possono cambiare gli equilibri del potere a Washington.
Il peso della storia
Il Voting Rights Act del 1965 nacque nel pieno del Movimento per i Diritti Civili, per eliminare gli ostacoli che impedivano ai cittadini afroamericani di votare. Ma negli ultimi anni la Corte Suprema ne ha già limitato la portata: nel 2013, con il caso Shelby County v. Holder, ha eliminato l’obbligo per gli stati del Sud di far approvare preventivamente a Washington le loro nuove leggi elettorali.
Ora, un’ulteriore stretta sulla Sezione 2 potrebbe segnare un punto di non ritorno.
“Non stiamo parlando solo di una mappa in Louisiana”, ha commentato un avvocato della NAACP. “Stiamo parlando del futuro della democrazia americana.”
Una sentenza che può cambiare tutto
La decisione della Corte Suprema è attesa nei prossimi mesi.
Se i giudici confermeranno la validità del distretto afroamericano, le tutele del Voting Rights Act resteranno intatte.
Ma se daranno ragione ai ricorrenti, si aprirà una nuova era politica, in cui le legislazioni statali avranno mani libere nel disegnare i confini elettorali – e dove il voto delle minoranze rischierà di contare sempre meno.
Come ha scritto Associated Press, “questa volta, la Corte Suprema non decide solo sui distretti: decide sulla promessa di uguaglianza nel voto che definisce l’America da sessant’anni.”