In Russia la propaganda soffoca ogni voce libera: chi protesta sui social rischia carcere e disperazione
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In Russia la propaganda soffoca ogni voce libera: chi protesta sui social rischia carcere e disperazione

"Lettere dalla guerra e sulla guerra" è la rubrica di Meduza, un giornale russo online costretto a lavorare e pubblicare dall’estero.

In Russia la propaganda soffoca ogni voce libera: chi protesta sui social rischia carcere e disperazione
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17 Ottobre 2025 - 20.42


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Lettere dalla guerra e sulla guerra” è la rubrica di Meduza, un giornale russo online costretto a lavorare e pubblicare dall’estero. Non tutti i lettori possono firmarsi per esteso, il più delle volte solo con il nome e la città dalla quale raccontano la loro esperienza.

Dalle testimonianze emerge uno spaccato utile a capire ciò che si vive da questa parte e dall’altra. Spesso le storie si intrecciano: famiglie divise, sentimenti lacerati, il desiderio che quest’incubo finisca. Scrivono dalla Russia e dall’Ucraina.

Artem (Kaliningrad).
“In Russia vince la propaganda, lo dice l’abbondanza di simboli Z in città. Tutte le persone che conosco sono consapevoli che la qualità della vita è peggiorata con la guerra; si aspettano perdite finanziarie ancora maggiori, considerato che il governo sta cercando di ricostituire il bilancio a spese delle piccole e medie imprese.

Le persone, quando sono libere di parlare, ritengono di questo responsabile il presidente, ma sui media e in Rete regna la retorica anti-ucraina: tutti sono nemici, solo noi siamo puri. È sempre più difficile parlare: dove c’è solo un’idea, lì c’è chi ascolta e registra.

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Così, non esistono russi che condannano l’attacco a un Paese vicino. Ma noi esistiamo, e però la nostra opinione è bandita. Per una manifestazione muta e isolata si va in prigione. Per una manifestazione non autorizzata si va in prigione. Per un post sui social si va in prigione.

Non c’è più speranza di giustizia. Mi sento come l’eroe di una distopia o dei romanzi di fantascienza dei fratelli Strugatskij. Disperazione.”

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