Un documentario rivela nuove prove sull’uccisione di Hind Rajab, della sua famiglia e dei soccorritori a Gaza
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Un documentario rivela nuove prove sull’uccisione di Hind Rajab, della sua famiglia e dei soccorritori a Gaza

Un nuovo documentario di Al Jazeera, realizzato in collaborazione con la Hind Rajab Foundation, ha portato alla luce nuove prove sull’uccisione della piccola Hind Rajab, di cinque anni, della sua famiglia e della squadra di soccorso che cercò di raggiungerli a Gaza City.

Un documentario rivela nuove prove sull’uccisione di Hind Rajab, della sua famiglia e dei soccorritori a Gaza
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21 Ottobre 2025 - 17.29


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Un nuovo documentario di Al Jazeera, realizzato in collaborazione con la Hind Rajab Foundation, ha portato alla luce nuove prove sull’uccisione della piccola Hind Rajab, di cinque anni, della sua famiglia e della squadra di soccorso che cercò di raggiungerli a Gaza City.

Il film, intitolato Ma Khafiya Aatham (La punta dell’iceberg), trasmesso lunedì, rivela dettagli finora sconosciuti sui fatti avvenuti negli ultimi giorni di gennaio 2024.

Le ultime ore di vita di Hind Rajab – che implorava aiuto dopo il bombardamento che aveva ucciso suo zio, sua zia e tre cugini – furono diffuse sui social media subito dopo l’attacco.

Il governo israeliano, in un primo momento, sostenne che nessuna delle sue forze si trovava nell’area al momento della strage. Successivamente affermò che i 335 fori di proiettile trovati sull’auto della famiglia erano il risultato di uno scontro a fuoco con militanti palestinesi.

Tuttavia, un’indagine indipendente condotta dal gruppo di ricerca interdisciplinare Forensic Architecture, con sede al Goldsmiths College dell’Università di Londra, ha smentito questa versione. L’analisi di immagini satellitari e registrazioni audio ha infatti individuato solo la presenza di carri armati israeliani Merkava nelle vicinanze, senza alcuna traccia di scontri con forze palestinesi.

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Il comandante delle unità corazzate coinvolte era il colonnello Beni Aharon, alla guida della 401ª Brigata corazzata israeliana. Aharon è già oggetto di una denuncia penale presso la Corte penale internazionale (CPI) presentata dalla Hind Rajab Foundation, che utilizza filmati girati dagli stessi soldati israeliani durante le operazioni a Gaza come prove nei procedimenti per crimini di guerra.

Secondo le indagini della fondazione, la compagnia nota come “Vampire Empire”, appartenente alla 52ª Brigata corazzata e comandata dal maggiore Sean Glass, sarebbe stata direttamente responsabile dell’uccisione della famiglia Rajab e del successivo depistaggio della scena del crimine.

La compagnia, dal nome inglese che lascia intendere una composizione multinazionale, rispondeva al colonnello Daniel Ella, indicato dalla fondazione come responsabile diretto delle uccisioni sul campo.

Uno dei soldati coinvolti, Itay Choukirkov, cittadino con doppia nazionalità israeliana e argentina, è attualmente sotto processo in Argentina per il suo presunto ruolo nella strage.

Il documentario ricostruisce anche la storia della 52ª Brigata corazzata, soprannominata Ha-Bok’im (“I demolitori”), tra le prime unità israeliane entrate a Gaza nell’ottobre 2023 e coinvolta, da allora, in alcune delle operazioni più devastanti, compresa la distruzione di diversi ospedali.

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“Il governo israeliano non ama queste campagne finanziate da organizzazioni che sostengono i palestinesi”, ha dichiarato nel documentario l’esperto di sicurezza israeliano Yossi Melman. “Naturalmente lo preoccupa e danneggia l’immagine di Israele quando alcuni cittadini israeliani – in particolare i militari – vengono perseguiti per crimini di guerra in altre parti del mondo”.

Melman ha aggiunto che tali procedimenti giudiziari preoccupano non solo l’esercito israeliano, ma anche i suoi servizi di intelligence, lo Shin Bet e il Mossad.

La Hind Rajab Foundation ha avviato diverse azioni legali individuali contro soldati israeliani, tra cui Shimon Zuckerman, un cosiddetto “influencer di guerra” che si è filmato, insieme ai membri del Corpo d’ingegneria 8129, mentre raderiva al suolo il villaggio di Khuza’a, vicino a Khan Younis.

Secondo la fondazione, i video pubblicati da Zuckerman sui social costituiscono prove evidenti dell’intento genocidario che ha portato all’uccisione della famiglia Rajab.

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