La Corte internazionale di giustizia: Israele deve consentire l’ingresso degli aiuti a Gaza
Top

La Corte internazionale di giustizia: Israele deve consentire l’ingresso degli aiuti a Gaza

Israele deve permettere l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza: le restrizioni imposte negli ultimi due anni costituiscono una violazione dei suoi obblighi internazionali.

La Corte internazionale di giustizia: Israele deve consentire l’ingresso degli aiuti a Gaza
Unrwa
Preroll

globalist Modifica articolo

23 Ottobre 2025 - 11.34


ATF

Israele deve permettere l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza: le restrizioni imposte negli ultimi due anni costituiscono una violazione dei suoi obblighi internazionali. Lo ha stabilito la Corte internazionale di giustizia (ICJ) dell’Aia in una durissima opinione consultiva.

La Corte ha affermato che Israele ha il dovere di non ostacolare la fornitura di aiuti da parte delle organizzazioni delle Nazioni Unite, compresa l’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (Unrwa), di fatto bandita dal territorio da gennaio.

Israele, secondo i giudici, non ha fornito prove sufficienti per giustificare la cessazione della cooperazione con l’Unrwa, sostenendo che non fosse un’organizzazione neutrale ai sensi delle Convenzioni di Ginevra. Al contrario, la Corte ha stabilito che l’Unrwa rappresenta l’ossatura dell’assistenza umanitaria nella Striscia e che Israele deve collaborare con essa in buona fede.

Il tribunale ha inoltre stabilito che Israele ha violato le immunità delle Nazioni Unite previste dalla Carta dell’ONU e ha ignorato i propri obblighi umanitari in quanto potenza occupante secondo le Convenzioni di Ginevra. Una conclusione che potrebbe alimentare nuove richieste per la sospensione di Israele dalle Nazioni Unite.

Alcuni Paesi potrebbero anche chiedere al segretario generale António Guterres di avviare una richiesta di risarcimento nei confronti di Israele per la violazione delle immunità di personale, sedi e agenzie ONU nei territori occupati, colpiti dai bombardamenti o esclusi dalla cooperazione con l’Unrwa. Israele aveva pagato un risarcimento simile quasi quarant’anni fa.

In un messaggio pubblicato su X, il ministero degli Esteri israeliano ha respinto integralmente le conclusioni della Corte, dichiarando: «Israele rispetta pienamente i suoi obblighi secondo il diritto internazionale».

L’opinione consultiva era stata richiesta dall’Assemblea generale dell’ONU lo scorso dicembre, dopo che la Knesset, in ottobre, aveva interrotto ogni cooperazione con l’Unrwa sostenendo che l’agenzia fosse “infiltrata in modo irreversibile da Hamas”. L’Unrwa ha sempre respinto l’accusa, e la Corte ha stabilito che Israele non ha “suffragato le proprie affermazioni”, come ha affermato il presidente dell’ICJ, Yuji Iwasawa.

Le conclusioni della Corte, che descrivono una situazione umanitaria “catastrofica” e un numero “massiccio” di vittime civili, sono state approvate a larga maggioranza (10 voti a 1).

La Norvegia, promotrice del procedimento presso l’ONU, ha annunciato che presenterà una risoluzione all’Assemblea generale basata sulle severe conclusioni della Corte.

Il vice ministro degli Esteri norvegese, Andreas Kravik, ha dichiarato: «È da tempo posizione della Norvegia che Israele ha l’obbligo di facilitare la consegna degli aiuti umanitari a Gaza e in Cisgiordania, permettendo alle organizzazioni ONU e ai Paesi terzi di fornire assistenza vitale ai palestinesi. Questa decisione conferma che la responsabilità deve essere dell’ONU. Ci aspettiamo ora che Israele si conformi, garantendo pieno accesso non solo alle Nazioni Unite ma anche alle ONG pronte a intervenire».

Tra i passaggi più severi della sentenza, la Corte ha stabilito che Israele, in quanto potenza occupante, non può utilizzare la fame come metodo di guerra. I giudici hanno sottolineato che il governo israeliano ha bloccato ogni ingresso di aiuti tra il 2 marzo e il 18 maggio, e che l’agenzia creata da Israele, la “Gaza Humanitarian Foundation”, non costituisce un sostituto adeguato. Di conseguenza, Israele resta accusato di aver utilizzato la fame come strumento di guerra.

Secondo la Corte, oltre 2.100 palestinesi sono stati uccisi nei pressi dei punti di distribuzione degli aiuti. Le condizioni sono continuate a peggiorare fino alla dichiarazione ufficiale di carestia in alcune aree di Gaza ad agosto.

I giudici hanno inoltre ribadito che i trasferimenti o le deportazioni di massa della popolazione di un territorio occupato sono proibiti dalle Convenzioni di Ginevra. Israele non ha dunque diritto di bloccare gli aiuti, di spingere centinaia di migliaia di persone in aree sovraffollate o di limitare la presenza delle Nazioni Unite “fino a creare condizioni di vita tali da costringere la popolazione a fuggire”.

Israele, prosegue la sentenza, ha l’obbligo di rispettare le immunità e i privilegi concessi alle Nazioni Unite, alle loro entità, proprietà e personale nei territori occupati. Tali immunità restano valide anche in tempo di guerra: scuole, ospedali e altre strutture gestite dall’Unrwa devono essere considerate inviolabili. Solo l’ONU può decidere se abbia perso il controllo di una sua sede, e dunque se l’immunità venga meno.

La Corte ha aggiunto che Israele deve garantire l’accesso del Comitato internazionale della Croce Rossa ai prigionieri palestinesi detenuti in Israele.

Pur riconoscendo il diritto di Israele, in quanto potenza occupante, a ispezionare i carichi di aiuti, i giudici hanno chiarito che tali controlli non possono compromettere l’obbligo fondamentale di assicurare cibo e beni essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile.

I livelli di aiuti restano del tutto inadeguati, ha osservato la Corte, e la sicurezza non può essere invocata come pretesto per una sospensione generale degli aiuti. Un’occupazione militare, infatti, deve fare molto più che consentire il passaggio di beni di prima necessità: deve garantire che tali beni siano distribuiti in modo regolare, equo e non discriminatorio, evitando qualsiasi minaccia o uso della forza contro i civili che tentano di accedervi.

Infine, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ricordato che anche oggi i livelli di aiuti che raggiungono Gaza restano limitati. «La situazione è catastrofica e indicibile», ha detto, «e la crisi sanitaria che sta colpendo Gaza durerà per generazioni».

Native

Articoli correlati