Dopo il servizio di Report dedicato ai network sovranisti europei e all’asse tra Giorgia Meloni e Donald Trump, arriva la reazione indignata di Budapest. A scagliarsi contro la trasmissione di Rai3 è Balazs Orban, consigliere politico del premier ungherese Viktor Orban, che su X ha bollato l’inchiesta come “un grave errore”.
Il consigliere, fedelissimo del leader magiaro, ha criticato la puntata dal titolo “L’offensiva sovranista contro l’Europa: l’asse Meloni-Trump”, accusando i giornalisti italiani di avere un “pregiudizio” nei confronti della destra radicale. “Il programma Report ha presentato i network internazionali conservatrici e sovranisti in un servizio il cui titolo stesso rivela il pregiudizio degli autori”, ha scritto, citando in particolare i think tank Mcc Budapest e Ordo Iuris — entrambi protagonisti delle strategie ideologiche della nuova destra europea.
Le due organizzazioni, legate ai governi di Budapest e Varsavia, sono note per le loro campagne contro i diritti civili, l’indipendenza della magistratura e le politiche comunitarie in materia di diritti delle donne e delle persone LGBTQ+. Il loro documento “The Great Reset”, al centro del servizio, propone una riscrittura dell’Unione europea in chiave nazionalista e anti-federalista.
Ma per Balazs Orban quel testo sarebbe solo “un documento politico completo che esamina le questioni chiave del futuro dell’Unione, in particolare come ripristinare l’equilibrio tra sovranità nazionale e centralizzazione istituzionale nell’Ue”.
Un’affermazione che ricalca perfettamente la retorica del governo ungherese, da anni in rotta di collisione con Bruxelles per le violazioni dello stato di diritto e la deriva illiberale che ha svuotato la democrazia magiara di ogni reale pluralismo.
Il consigliere ha poi rivendicato “il ruolo costruttivo di Budapest e dell’Mcc nel plasmare il dibattito sul futuro dell’Europa”, trasformando la polemica in una sorta di rivendicazione ideologica.
E infine, con toni apocalittici, ha concluso: “Vogliamo che l’Ue abbia un futuro, che esista non solo alla fine di questo secolo, ma anche oltre. Tuttavia, ciò richiederà un cambiamento radicale di rotta, perché la direzione attuale sta portando dritta alla disintegrazione. Rapporti come questo lo rendono più chiaro che mai”.
Parole che suonano come un attacco diretto al giornalismo d’inchiesta e all’indipendenza dell’informazione pubblica, ma anche come l’ennesimo tentativo di delegittimare chi denuncia la rete internazionale del sovranismo, un sistema che da anni lavora per indebolire le istituzioni europee dall’interno, in nome di un nazionalismo che rischia di riportare il continente indietro di decenni.