Israele colpisce i Caschi blu Unifil dopo l’abbattimento di un drone: l'arroganza di Netanyahu è senza confini

Domenica pomeriggio, nei pressi di Kfar Kila, al confine con Israele, un drone con la Stella di David è stato abbattuto dalle forze di peacekeeping dell’Onu (Unifil) dopo aver sorvolato in modo giudicato “aggressivo” una pattuglia.

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27 Ottobre 2025 - 19.04


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Il fragile equilibrio nel sud del Libano è di nuovo a rischio. Domenica pomeriggio, nei pressi di Kfar Kila, al confine con Israele, un drone con la Stella di David è stato abbattuto dalle forze di peacekeeping dell’Onu (Unifil) dopo aver sorvolato in modo giudicato “aggressivo” una pattuglia. La reazione israeliana non si è fatta attendere: secondo quanto denunciato da Unifil, un secondo drone ha sganciato una granata contro i Caschi blu, seguito da un colpo di carro armato.

Israele nega l’attacco con il tank e accusa i militari dell’ONU di aver «deliberatamente sparato» al velivolo, ma la versione appare poco credibile alla luce dei precedenti. Le missioni delle Nazioni Unite nel sud del Libano segnalano da anni continue violazioni israeliane della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza, che nel 2006 sancì il cessate il fuoco tra lo Stato ebraico e Hezbollah.

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«Le azioni delle Forze di Difesa Israeliane dimostrano disprezzo per la sicurezza delle forze di pace e per la sovranità del Libano», ha denunciato Unifil in un comunicato ufficiale, dai toni insolitamente duri.

Non si registrano vittime, ma l’incidente ha provocato un’escalation verbale e militare. Tel Aviv insiste nel definire il primo drone come parte di una “raccolta di informazioni di routine”, ma il suo sorvolo su un’area controllata dall’ONU resta una chiara provocazione. Per Unifil, si è trattato di un atto ostile che ha giustificato le «necessarie contromisure difensive».

Precedenti e responsabilità israeliane

Non è un episodio isolato. In primavera, altre incursioni aeree israeliane avevano costretto i Caschi blu a intervenire, spesso ricorrendo a tecniche di jamming elettronico per neutralizzare i droni. In passato, unità israeliane hanno persino puntato laser di mira contro pattuglie ONU o colpito basi di peacekeeping con artiglieria e velivoli armati. Durante l’ultima invasione del Libano, un carro armato israeliano sfondò il portone di una base ONU, episodio mai riconosciuto da Tel Aviv.

Negli ultimi mesi, proiettili d’artiglieria “caduti per errore” all’interno delle aree Unifil hanno costretto i militari dell’ONU a vivere nei rifugi anti-bomba per settimane. Decine di Caschi blu sono rimasti feriti, l’ultimo caso appena un mese fa, quando un drone israeliano si è schiantato contro il quartier generale di Naqoura.

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Questi incidenti delineano un quadro sistematico di intimidazione, in cui Israele sembra voler ridurre il margine d’azione dell’ONU, minando la legittimità stessa della presenza internazionale in Libano.

La strategia israeliana: forza e delegittimazione

L’episodio di Kfar Kila arriva in un momento in cui Israele resiste a ogni ipotesi di forza multinazionale, sia in Libano sia a Gaza. Tel Aviv spinge per un ridimensionamento politico in Libano, chiede il disarmo di Hezbollah, ma nel frattempo viola la tregua e la sovranità libanese.

Solo nelle ultime settimane, quasi 300 libanesi sono stati uccisi da bombardamenti israeliani condotti durante il cessate il fuoco. Ieri, un drone israeliano ha colpito un’auto a 150 chilometri dal confine, uccidendo il conducente, ritenuto vicino a Hezbollah: un’operazione extragiudiziale in piena violazione del diritto internazionale.

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Anche a Gaza la situazione è analoga. Israele rifiuta l’idea di una forza di interposizione internazionale e continua a esercitare il monopolio della forza, respingendo ogni tentativo di mediazione ONU.

Unifil sotto pressione

La missione Unifil, composta da circa 10mila Caschi blu, rimane l’unico baluardo tra la tregua e il caos. Ma la ripetuta aggressività israeliana rischia di comprometterne l’autorevolezza proprio nel momento in cui servirebbe maggiore stabilità.

Molti Paesi contribuenti si chiedono se valga la pena continuare a schierare truppe «quando Israele agisce con totale impunità», violando le risoluzioni Onu e colpendo forze di pace internazionali.

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Il confine meridionale del Libano è oggi una polveriera diplomatica e militare. L’incidente di Kfar Kila mostra che non si tratta di un errore, ma di una strategia: Israele sfida apertamente il diritto internazionale e mette a rischio la sicurezza di coloro che, in teoria, dovrebbero garantire la pace.


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