In un raid a Jenin uccisi tre palestinesi: Israele continua la repressione armata in Cisgiordania

Tre combattenti palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante un’operazione militare nel villaggio di Kafr Qud, nei pressi di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupat

In un raid a Jenin uccisi tre palestinesi: Israele continua la repressione armata in Cisgiordania
Militari israeliani in Cisgiordania
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28 Ottobre 2025 - 10.27


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Tre combattenti palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante un’operazione militare nel villaggio di Kafr Qud, nei pressi di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata. Secondo fonti locali, dopo il raid di terra l’esercito israeliano ha effettuato anche un attacco aereo sull’area, in un’escalation che conferma la strategia di crescente militarizzazione adottata da Tel Aviv nei territori palestinesi.

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Jenin, da tempo considerata una delle principali roccaforti della resistenza armata palestinese, è ormai bersaglio quasi quotidiano di incursioni israeliane. L’uso combinato di forze speciali, intelligence e aviazione militare in un contesto densamente abitato come quello dei campi profughi della città mostra come Israele stia estendendo a tutto il territorio occupato una logica di guerra permanente, travestita da “lotta al terrorismo”.

A operazione conclusa, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha elogiato su X l’esercito, il servizio di sicurezza interno Shin Bet e l’unità speciale Yamam, sostenendo che l’azione avrebbe “sventato un grave attacco”. Katz ha aggiunto di aver ordinato alle forze armate di “adottare tutte le misure necessarie, da terra e dal cielo, per fermare le minacce terroristiche” e ha confermato l’intenzione di mantenere una presenza militare stabile nei campi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams.

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Parole che suonano come una dichiarazione di guerra permanente contro la popolazione palestinese, sottoposta da mesi a un regime di occupazione che non distingue più tra combattenti e civili. I raid, le demolizioni di case, gli arresti di massa e le uccisioni mirate fanno parte di un sistema di controllo che mira a soffocare ogni forma di resistenza — anche politica — alla presenza israeliana nei territori occupati.

Mentre la comunità internazionale resta in gran parte silente, la repressione continua a estendersi, trasformando la Cisgiordania in un mosaico di zone assediate, dove la vita quotidiana è scandita da coprifuoco, droni e incursioni notturne. Jenin, ancora una volta, ne paga il prezzo più alto.

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