Un’altra giornata di violenza ha scosso la Cisgiordania occupata, dove nelle ultime ore si sono moltiplicati gli attacchi contro civili palestinesi da parte di coloni israeliani, spesso affiancati dalle forze di sicurezza israeliane. Le aggressioni, denunciate da fonti locali e testimoni sul campo, si sono verificate in diverse aree del territorio, da nord a sud, confermando una dinamica ormai sistematica di intimidazione e terrore nei confronti della popolazione palestinese.
Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, tre donne sono rimaste ferite dopo essere state aggredite da un gruppo di coloni nella cittadina di Tal, a sud di Nablus. Sempre nella stessa area, l’inviato di Al Jazeera Arabic ha riferito che altri coloni hanno attaccato palestinesi e attivisti stranieri nel villaggio di Beita, teatro negli ultimi anni di ripetute mobilitazioni popolari contro l’espansione delle colonie illegali. A Farata, località situata a est di Qalqilya, gruppi di coloni hanno dato alle fiamme un veicolo e un edificio, in un episodio che rientra nella lunga serie di incendi dolosi e vandalismi compiuti contro proprietà palestinesi. Nella vicina Azzun, sempre a est di Qalqilya, fonti locali hanno segnalato un’incursione delle forze israeliane all’interno di un’abitazione privata, mentre a sud di Gerusalemme, nel villaggio di Umm Tuba, coloni armati hanno devastato terreni agricoli e proprietà palestinesi.
La violenza non ha risparmiato il nord della Cisgiordania: diversi media palestinesi riportano che l’esercito israeliano ha aperto il fuoco con munizioni vere all’interno del campo profughi di Tulkarem, sparando in modo indiscriminato e mettendo in pericolo la vita di civili. Più a sud, l’inviato di Al Jazeera ha documentato un raid dell’esercito nella cittadina di Surif, a nord di Hebron, dove le forze israeliane hanno fatto irruzione in diverse abitazioni, alimentando ulteriormente il clima di paura e tensione.
Questi episodi, che si inseriscono in un contesto di violenza crescente e impunità diffusa, mostrano ancora una volta come la presenza dei coloni e l’azione militare israeliana in Cisgiordania siano parte di una strategia coordinata di pressione e spossessamento della popolazione palestinese. Mentre la comunità internazionale continua a esprimere “preoccupazione”, sul terreno la realtà è quella di una quotidiana escalation di aggressioni, distruzioni e arresti che rendono sempre più lontana qualsiasi prospettiva di giustizia e di pace.