Un crollo nel cuore di Roma, una ferita nel patrimonio storico della Capitale, trasformato in un indegno strumento di propaganda da Mosca. Dopo il cedimento parziale della Torre dei Conti, storico monumento del XIII secolo a pochi passi dai Fori Imperiali, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha scelto di commentare la vicenda con un sarcasmo che offende non solo l’Italia, ma il buon senso e la decenza diplomatica.
“Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente i soldi dei suoi contribuenti per l’Ucraina, l’Italia crollerà tutta, dall’economia alle torri”, ha scritto la diplomatica sul proprio canale Telegram, citando i 2,5 miliardi di euro di aiuti forniti da Roma a Kiev. Parole velenose, che riducono un incidente drammatico — avvenuto durante lavori di restauro nel pieno centro storico della città — a un pretesto per rilanciare la propaganda del Cremlino e colpire un Paese europeo solidale con la popolazione aggredita dall’esercito russo.
L’area intorno alla Torre dei Conti, costruita nel XIII secolo per volere di Annibaldo degli Annibaldi e già in passato danneggiata da terremoti e cedimenti, è stata immediatamente messa in sicurezza. Ma mentre tecnici e operai lavoravano per verificare la stabilità della struttura, da Mosca arrivava un messaggio che nulla ha a che fare con la solidarietà o il rispetto.
La reazione della Zakharova, che cita i dati del ministero degli Esteri italiano (“Il sostegno italiano all’Ucraina, compresi gli aiuti militari e i contributi versati attraverso i meccanismi dell’Ue, ammonta a circa 2,5 miliardi di euro”), è apparsa a tutti gli effetti una provocazione calcolata. Un tentativo di distogliere l’attenzione dalle responsabilità del proprio governo nella più grave violazione del diritto internazionale in Europa dal 1945: l’invasione e la distruzione dell’Ucraina, la deportazione di civili, i crimini di guerra, i bombardamenti contro infrastrutture e ospedali.
Zakharova, la voce più aggressiva della diplomazia russa, ha usato il crollo di un monumento romano per deridere un Paese che da mesi sostiene gli sforzi umanitari e militari di Kiev. Un gesto cinico, che mostra ancora una volta come il regime di Putin consideri la propaganda più importante del rispetto per la vita, per la cultura e per la verità.
L’Italia non “crolla” perché aiuta chi resiste all’aggressione, ma resta in piedi proprio per questo: per la sua solidarietà, per la sua appartenenza a un’Europa che non accetta la legge del più forte. Zakharova, invece, rappresenta un Paese che da anni crolla nella menzogna, nella censura e nell’isolamento. E che oggi cerca di mascherare le proprie rovine morali dietro un insulto a Roma.