Oltre 465 coloni israeliani hanno fatto irruzione questa mattina nel complesso della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme Est occupata, sotto la stretta protezione della polizia israeliana. Lo riferisce l’agenzia palestinese Wafa, che cita fonti del governatorato di Gerusalemme. Secondo l’agenzia, i coloni “hanno effettuato visite provocatorie nei cortili della moschea ed eseguito rituali talmudici” durante l’incursione.
L’assalto, avvenuto in coincidenza con la festività ebraica di Rosh Chodesh, rientra in una serie di visite organizzate da gruppi di coloni che da mesi si susseguono all’interno del complesso sacro — noto ai musulmani come Al-Haram al-Sharif e agli ebrei come Monte del Tempio — alimentando le tensioni religiose e politiche nella città vecchia di Gerusalemme.
Il Dipartimento per i beni religiosi islamici (Waqf), che amministra il sito sotto tutela giordana, ha denunciato che queste incursioni “violano lo status quo storico e religioso di Al-Aqsa” e rappresentano “una provocazione deliberata ai sentimenti dei fedeli musulmani”.
Secondo le fonti palestinesi, la polizia israeliana ha impedito l’ingresso ai fedeli musulmani più giovani e scortato i gruppi di coloni attraverso la Porta dei Maghrebi (Bab al-Maghariba), unico accesso controllato direttamente da Israele. Le forze di sicurezza hanno inoltre presidiato gli ingressi principali e disperso i fedeli che tentavano di pregare nei cortili esterni.
La Giordania, custode ufficiale dei luoghi santi islamici e cristiani di Gerusalemme, ha rinnovato la propria condanna per “le continue violazioni israeliane contro la moschea di Al-Aqsa”, esortando Tel Aviv a rispettare gli impegni internazionali e lo status storico del sito.
L’episodio di oggi segue una serie di incursioni analoghe avvenute nelle ultime settimane, in particolare durante le festività ebraiche di ottobre, quando centinaia di coloni avevano marciato all’interno del complesso sotto la protezione della polizia. In più occasioni si sono verificati scontri con i fedeli musulmani e decine di persone sono state arrestate.
Organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e B’Tselem, hanno più volte denunciato come queste “visite di massa” dei coloni — autorizzate e spesso scortate dalle forze israeliane — contribuiscano a una politica di annessione de facto della Gerusalemme Est occupata e costituiscano una sistematica violazione del diritto internazionale.
Una provocazione sistematica
Per i palestinesi e per l’intero mondo arabo-musulmano, Al-Aqsa rappresenta un simbolo di identità nazionale e religiosa. La presenza ripetuta di gruppi di coloni, accompagnati dalle forze armate israeliane, viene letta come un tentativo di modificare lo status quo del luogo santo, stabilito dopo il 1967 e formalmente riconosciuto anche da Israele.
“L’occupazione israeliana è pienamente responsabile per le conseguenze di queste provocazioni e per la crescente tensione a Gerusalemme”, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri palestinese, Nabil Abu Rudeineh, in una nota diffusa dopo l’irruzione.