Il ministro Chikli fa terrorismo psicologico: “Gli ebrei di New York fuggano da Mamdani e vengano in Israele”
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Il ministro Chikli fa terrorismo psicologico: “Gli ebrei di New York fuggano da Mamdani e vengano in Israele”

Un’ondata di propaganda e terrorismo psicologico arriva da Israele dopo l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York.

Il ministro Chikli fa terrorismo psicologico: “Gli ebrei di New York fuggano da Mamdani e vengano in Israele”
Amichai Chikli
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5 Novembre 2025 - 12.57


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Un’ondata di propaganda e terrorismo psicologico arriva da Israele dopo l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York. Il ministro israeliano per la Diaspora, Amichai Chikli, ha diffuso sui social un messaggio carico di falsità e allarmismo, dipingendo il nuovo primo cittadino come un “sostenitore di Hamas”.

“La città che un tempo era simbolo di libertà globale ha consegnato le chiavi a un sostenitore di Hamas, a qualcuno le cui posizioni non sarebbero lontane da quelle dei fanatici jihadisti che, venticinque anni fa, uccisero tremila dei suoi concittadini”, ha scritto Chikli su X, in un messaggio costruito per evocare paura e risentimento.

Il ministro ha poi invitato “gli ebrei di New York” a “fuggire e trasferirsi in Israele”, definendo l’elezione di Mamdani “un punto di svolta cruciale” e “una minaccia per la città che ha dato libertà e opportunità a innumerevoli rifugiati ebrei dalla fine del XIX secolo”.

Con toni volutamente apocalittici, Chikli ha cercato di trasformare una vittoria democratica in un pretesto per alimentare la paura. Un messaggio che rientra in una strategia di terrorismo psicologico, volta a delegittimare ogni voce critica verso il governo israeliano e a confondere l’opinione pubblica associando arbitrariamente dissenso politico e sostegno al terrorismo.

Leggi anche:  Il sindaco di Londra Sadiq Khan celebrato la vittoria di Mamdani a New York City

In un clima internazionale già segnato da tensioni e polarizzazione, la dichiarazione del ministro israeliano mostra quanto la destra di governo a Tel Aviv continui a usare la paura come arma politica, sostituendo il confronto con l’intimidazione.

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