La spirale di violenza dei coloni israeliani in Cisgiordania ha assunto i contorni di una vera e propria campagna di terrore, condotta con la complicità e la protezione diretta delle forze armate israeliane. Negli ultimi giorni, gruppi di estremisti armati provenienti dagli insediamenti illegali hanno devastato uliveti, assaltato case palestinesi e aggredito giornalisti, nel silenzio – o con l’avallo – del governo di Benjamin Netanyahu e del ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra, Itamar Ben-Gvir.
A Deir Jarir, vicino Ramallah, i coloni hanno fatto irruzione tra gli alberi secolari, abbattendo venti ulivi di proprietà palestinese. È solo uno degli oltre 250 attacchi contro contadini e raccoglitori di olive avvenuti dall’inizio di ottobre, secondo la Commissione palestinese per la Resistenza al Muro e alla Colonizzazione. Oltre quattromila ulivi e giovani piantine sono stati distrutti, cancellando in poche ore il lavoro e il sostentamento di intere famiglie.
Nella cittadina di Raba, a sud-est di Jenin, altri coloni, scortati da soldati israeliani, hanno assaltato abitazioni e terreni palestinesi. Testimoni locali riferiscono che l’esercito è entrato nel villaggio contemporaneamente agli aggressori, garantendo loro piena protezione. Poco lontano, vicino a una scuola, militari israeliani hanno aggredito alcuni bambini che stavano giocando. Nessun arresto, nessuna conseguenza.
Secondo le Nazioni Unite, i palestinesi stanno subendo il più alto livello di violenza dei coloni dal 2020: almeno 126 episodi in 70 città e villaggi soltanto da settembre. Numeri che confermano la deriva di uno Stato che, invece di far rispettare la legge, copre sistematicamente chi la infrange.
A Beita, nel sud di Nablus, l’ennesimo episodio di barbarie: decine di coloni pesantemente armati hanno attaccato un gruppo di giornalisti palestinesi, ferendone cinque. Il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi ha definito l’aggressione “un crimine di guerra volto a ucciderli” e ha chiesto l’intervento immediato della Federazione Internazionale dei Giornalisti.
La verità è sotto gli occhi di tutti: Israele non solo tollera la violenza dei coloni, ma la alimenta. Questi gruppi estremisti, spesso sostenuti da ministri che li definiscono “pionieri”, agiscono come braccio armato di un progetto politico di annessione e pulizia etnica lenta. Ogni ulivo tagliato, ogni casa bruciata, ogni bambino terrorizzato è una ferita inferta al diritto internazionale e alla dignità umana.
Finché i coloni continueranno a essere protetti dall’esercito e il governo israeliano ne giustificherà i crimini, la Cisgiordania resterà una terra occupata, dove la legge vale solo per chi porta l’uniforme dell’occupante. E il mondo, ancora una volta, starà a guardare.
