Di fronte a quanto sta accadendo a Gaza, avevo scritto che bisognerebbe arrivare a boicottare l’Israele di Netanyahu con le stesse modalità utilizzate per la Russia di Putin.
Intendo forse dire che boicotto, in generale, tutta la cultura russa, non solo quella classica, ma anche quella contemporanea?
Chi mi conosce sa già la mia risposta, una risposta che mi vale l’odio sempre rinnovato dei nazionalisti ucraini che ho sempre combattuto, che combatto oggi e che combatterò domani.
Il boicottaggio riguarda le relazioni economiche tra Stati, e siamo ancora lontani dal raggiungerlo e, per quanto riguarda la cultura, quegli intellettuali e artisti russi che hanno giurato fedeltà a Putin, che sostengono la guerra di aggressione in Ucraina, o addirittura ne traggono profitto.
Al contrario, sostengo gli artisti che si sono opposti a Putin, quelli che hanno lasciato la loro patria, quelli che, nel loro paese, subiscono l’orrore delle persecuzioni.
Chiedo lo stesso per Israele: tutto ciò che riguarda le relazioni economiche tra Stati, a cominciare dall’ovvio, la cooperazione militare, e anche in questo caso siamo ancora lontani dall’obiettivo e, per quanto riguarda la cultura, il boicottaggio degli artisti o delle istituzioni che hanno preso le parti dei crimini contro l’umanità perpetrati dall’attuale potere israeliano.
Il concerto dell’Orchestra Filarmonica di Israele alla Philharmonie di Paris è stato oggetto di tre interruzioni successive, di grande violenza, senza precedenti, mi sembra, almeno in Francia.
In primo luogo, una donna si è alzata in piedi durante il concerto, ha iniziato a gridare slogan e poi ha lanciato una sirena, simile a quelle utilizzate nelle manifestazioni destinate a diventare violente; nel tempo necessario per fermare questa donna e ritrovare la sirena, il concerto è ripreso. poi c’è stato un uomo che ha tirato fuori un fumogeno molto grande e ha dato fuoco, se non alla propria poltrona, almeno a quelle vicine, faccio notare che era molto vicino ai musicisti.
C’erano più di 2300 spettatori nella sala e ho l’impressione che non si insista abbastanza su questo fatto.
Immaginate il panico davanti a quel fumo, davanti a quel fuoco: se altri spettatori non si fossero gettati sull’uomo che agitava il fumogeno, con una rabbia di cui parlerò più avanti, ci sarebbe potuto essere un movimento di panico gravissimo nella sala, per non parlare del rischio di incendio:
cosa sarebbe successo se, per un motivo o per l’altro, il fuoco avesse raggiunto le poltrone adiacenti, quanti morti avremmo oggi?
Che tipo di attentato come quello del 13 novembre avremmo avuto tra le mani, tanto più che la scena del fumogeno si è ripetuta ancora una volta…
Ogni volta, l’Orchestra, eroica, va detto, si interrompeva e riprendeva. Con una tensione sempre più terribile. Dopo il primo bis, tutta la sala in piedi, davanti alla bellezza dell’interpretazione e al coraggio degli artisti è successo qualcosa che, ancora una volta, rasenta la rabbia, se non la disperazione.
L’orchestra ha suonato l’inno israeliano. Mentre il primo bis era previsto, come sempre nei concerti insegno, il secondo non lo era, e dopo essermi informata posso affermare sul mio onore che no, non c’era la partitura: hanno suonato, ovviamente a memoria, e ovviamente spinti da un impulso di rabbia, come purtroppo di guerra.
L’Orchestra Filarmonica di Israele è un rappresentante ufficiale dello Stato di Israele?
Una rapida ricerca mostra che no, affatto: appartiene a una forma organizzativa molto particolare, in cui tutte le quote del capitale sono ripartite tra gli artisti che lo compongono e i sussidi statali rappresentano solo una parte minima, meno del 10% del bilancio annuale.
Lahav Shani, il direttore d’orchestra, è un sostenitore di Netanyahu?
Non vi insulterò citando le sue numerose dichiarazioni di indignazione e protesta di fronte ai crimini israeliani a Gaza: egli appartiene all’opposizione più decisa e risoluta agli assassini attualmente al potere.
È allievo e amico di Daniel Barenboïm, nemico giurato dei nazionalisti fanatici di Netanyahu, che ha sempre, per tutta la vita, militato per il riconoscimento reciproco di Israele e Palestina e che ha sempre mantenuto un’orchestra in cui i bambini palestinesi, contro venti e maree, suonavano con i bambini israeliani.
E che dire del solista ospite, Andras Schiff, uno dei più grandi pianisti viventi, che, quando Trump è salito al potere, ha annunciato che d’ora in poi avrebbe rifiutato qualsiasi invito negli Stati Uniti.
(beatevi del finto Mamdani, ne vedremo delle belle)
Mélenchon, l’unico in Francia ad essersi rifiutato di condannare gli atti di vandalismo verificatisi durante il concerto, ha spiegato così il suo sostegno ai facinorosi:
«La Filarmonica vieta l’ingresso agli artisti russi e autorizza quelli israeliani, sceglie da che parte stare».
Sconcertata, ho controllato quali artisti fossero stati banditi dalla Filarmonica: sì, nel 2022 la Filarmonica ha cancellato il concerto previsto di Valéry Guerguiev, perché Guerguiev è, per ammissione generale e per sua stessa ammissione, un amico incondizionato di Putin e ha sostenuto con forza, e ogni volta che ha potuto, l’invasione dell’Ucraina, non senza aver sostenuto l’intera politica di Putin: Guerguiev deve assolutamente, senza alcun dubbio, essere oggetto di sanzioni.
È questo, quindi, secondo Mélenchon, il doppio standard della Filarmonica di Parigi.
E quindi, questo attacco contro l’Orchestra Filarmonica di Israele aveva una qualche giustificazione politica?
No, nessuna. Perché l’orchestra, che comprende ebrei e arabi, potrebbe, al contrario, essere la prefigurazione di ciò che potrebbe essere un Israele in pace.
Si potrebbe pensare che questo attacco sia stato compiuto da idioti ignoranti, che non sapevano nulla di ciò che stavano attaccando.
Ma non è così: l’attacco era premeditato, preparato, e la questione non era se questi israeliani fossero o meno sostenitori del regime genocida in carica, la questione era che erano israeliani.
(Beatevi del finto Mamdani)
E ciò che questo attacco diceva era che, per i disturbatori, è l’intera popolazione israeliana ad essere colpevole di ciò che sta accadendo a Gaza, esattamente allo stesso modo, in un atroce specchio, in cui i fascisti israeliani dicono che sono tutti i gazawi ad essere responsabili del 7 ottobre: e questi due atteggiamenti si ritrovano, in un altro specchio ancora più terrificante, nella frase di Brasillach dopo la grande retata del 16 luglio 1942, quando si trattava di decidere cosa fare dei bambini.
Bisogna, scriveva Brasillach, sbarazzarsi degli ebrei «in blocco», bambini compresi.
Sono proprio gli israeliani, «in blocco», ad essere stati designati al giudizio.
E qui non concedo contraddittorio.
D’ora in poi bisognerà passare sotto i metal detector per andare a uno spettacolo?
Ci sono momenti di svolta nella vita di una società. Penso che il nostro sia cambiato nel momento in cui sono stati lanciati quei fumogeni.
Perché?
Innanzitutto, ma non è questo il punto essenziale, per l’irruzione della violenza in ciò che fino ad allora era rimasto inviolato.
C’erano state campagne di boicottaggio, c’erano state petizioni, a cui io stessa ho partecipato.
No, è stato necessario che l’odio entrasse in un teatro gremito, non c’era un posto libero, cari antisemiti, e che l’odio parlasse:
da quel momento, la reazione terribile degli spettatori, uno dei provocatori ha rischiato davvero di essere linciato, ed è stato ovviamente terribile.
Questa tensione, e il fatto che i musicisti riprendessero sempre, con la stessa forza, il corso del loro concerto, e l’entusiasmo vibrante della sala, un entusiasmo legato anche alla paura, alle lacrime, tutto questo ha prodotto un effetto elettrizzante sugli stessi musicisti, che si sono ritrovati, per quanto sia terribile scriverlo qui, in guerra e che, per una sorta di tragica ispirazione, alla fine dei conti, al momento dell’ultimo bis, hanno eseguito l’Hatikva, trasformando la serata in quello che hanno considerato un trionfo, ma che era solo il riflesso dell’odio che avevano subito
Perché era proprio odio.
E no, non era odio verso la politica, odiosa, di Netanyahu, ma, poiché era rivolto a loro, che vi si oppongono, non dico che non ci siano membri del Likud tra gli 80 o giù di lì musicisti, ma è chiaro che questi potenziali membri costituiscono una minoranza infinitesimale, era un odio che, come i musicisti percepivano chiaramente, dall’antisionismo era sfociato nell’antisemitismo:
non si attaccava la politica di uno Stato, i crimini perpetrati da uomini, ma, ripeto, l’insieme degli israeliani. E, di fronte alla violenza a cui avevano dovuto rispondere, ciò che risuonava era la rabbia che rispondeva all’odio.
Ciò che sto facendo anch’io in questo momento.
Questo era proprio l’obiettivo dei terroristi.
E questo è proprio l’obiettivo di tutta la politica di Netanyahu, di cui, lo dico e lo ripeto, Hamas è il miglior alleato al mondo, quando, per rispondere alle accuse, quanto mai fondate, di crimini contro l’umanità, di torture, i nazionalisti ebrei rispondono che tutte le critiche a Israele sono antisemite.
No, non tutte lo sono. Ma alcune, purtroppo, lo sono.
E tutti i razzisti sono fratelli.
Anche per noi, in Francia, tutto questo è tragico.
Perché non mostra solo la volontà di scontro di LFI, la strategia della guerra civile. La guerra civile dopo una disfatta.
Perché dimostra che Bardella non ha nulla da fare per ritrovarsi all’Eliseo:
non dimentichiamo che, secondo alcuni sondaggi, il RN raccoglie già da solo più della metà delle intenzioni di voto (senza contare Ciotti o Zemmour o chiunque altro).
Ci può essere un candidato di sinistra al secondo turno solo se tutta la sinistra si allea, ma come si può allearsi con un partito il cui leader mette sullo stesso piano Guerguiev e Shani e quindi Barenboïm, leader che, ricordo, continua a dire che Zelensky è «presidente di niente», ma che considera Putin il legittimo presidente della Federazione Russa.
Come è possibile allearsi, senza compromettersi definitivamente, senza tradire, quindi, il senso stesso della propria lotta, con qualcuno che, oggettivamente, concretamente, giorno dopo giorno, agisce sul campo come se volesse occupare il posto non di Marine Le Pen ma di Jean-Marie negli anni ’80-’90?
E quindi, se non c’è alcuna alleanza possibile, chi potrà resistere, in Francia, alla marea fascista organizzata e finanziata da Putin che sta lentamente e imperturbabilmente sommergendo il mondo occidentale?
Sveglia!
Accade, solo chi come Meloni e Orban vergognosi hanno baciato le terga, ma credete che vi andrà meglio!
Considero questi fumogeni come l’annuncio di un grande incendio.
E, per chi capisce, non voglio, tra qualche anno, dover sentire un altro «ès brennt».
Il fatto è che il fuoco affascina i piromani.
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