Donald Trump ha concesso la grazia a 77 persone coinvolte nello schema dei cosiddetti fake electors, le liste di grandi elettori false preparate per ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali del 2020. Tra i beneficiari figurano Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e avvocato personale di Trump; Sidney Powell, che aveva diffuso teorie complottiste sulle presunte manipolazioni dei software elettorali; Kenneth Chesebro e John Eastman, autori dei piani legali per presentare al Congresso certificati alternativi di vittoria di Trump in diversi Stati; e Mark Meadows, ex capo di gabinetto della Casa Bianca.
Il provvedimento, reso noto nella notte tra domenica e lunedì, è stato giustificato dalla nuova amministrazione trumpiana come «un passo verso la riconciliazione nazionale». In realtà si tratta della riabilitazione politica di chi tentò di sovvertire il voto popolare, non con la violenza del 6 gennaio, ma con una strategia amministrativa e giuridica coordinata per annullare la vittoria di Joe Biden.
Secondo Politico e The Guardian, il gruppo dei graziati include avvocati, consiglieri e funzionari di partito che nel 2020 avevano lavorato per creare slate di elettori pro-Trump in Stati che erano stati vinti da Biden, tra cui Georgia, Arizona, Michigan, Nevada e Wisconsin. L’obiettivo era trasmettere al Congresso documenti alternativi che certificassero falsamente una vittoria repubblicana.
Molti di questi individui erano stati indagati o incriminati a livello statale, e la grazia presidenziale non annulla i procedimenti locali, ma ne complica la prosecuzione e manda un messaggio inequivocabile: chi resta fedele al leader è al sicuro.
Un segnale di impunità politica che mina la separazione dei poteri e riduce il principio di responsabilità pubblica.
Come hanno sottolineato analisti di The Washington Post, questo pacchetto di clemenze rappresenta «un colpo diretto all’integrità delle istituzioni democratiche» e trasforma la grazia in un’arma di parte. L’atto consolida il messaggio che già era emerso con i provvedimenti per i condannati dell’assalto a Capitol Hill: per Trump, la fedeltà personale conta più della legge.
Il risultato è una ferita profonda alla credibilità degli Stati Uniti. La Casa Bianca che oggi parla di “persecuzione politica” cancella con un tratto di penna la distinzione tra chi ha cercato di difendere la Costituzione e chi ha provato ad aggirarla.
Una democrazia che assolve chi ha tentato di manipolare il voto non difende la libertà, ma la mette in vendita.
Argomenti: donald trump