Un nuovo episodio di violenza ha scosso la Cisgiordania occupata. Un gruppo di coloni israeliani ha dato fuoco a una moschea nei pressi della città di Salfit, secondo quanto riportato dall’agenzia palestinese Wafa. Citando un attivista locale, l’agenzia riferisce che i coloni hanno versato materiale infiammabile all’ingresso del luogo di culto e imbrattato i muri con scritte razziste. Solo l’intervento dei residenti ha impedito che le fiamme si propagassero all’intero edificio, evitando danni più gravi.
L’attacco alla moschea si inserisce in un contesto di crescente violenza contro la popolazione palestinese in Cisgiordania, dove gli episodi di vandalismo, incendi dolosi e aggressioni da parte dei coloni si moltiplicano da mesi, spesso con la copertura o la complicità dell’esercito israeliano.
Nelle stesse ore, centinaia di palestinesi hanno manifestato contro gli sgomberi forzati imposti dall’esercito israeliano. Dall’inizio dell’anno, Israele ha dichiarato diverse aree — tra cui campi profughi storici — “zone militari chiuse”, vietando l’accesso ai residenti e minacciando di aprire il fuoco su chi tenti di rientrare.
Secondo fonti locali, oltre 32.000 palestinesi sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni negli ultimi dieci mesi, in quella che le organizzazioni per i diritti umani definiscono una strategia di pulizia territoriale volta a consolidare il controllo israeliano sull’area.
Gli attacchi ai luoghi di culto e gli sgomberi di intere comunità palestinesi contribuiscono a infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva, mentre la comunità internazionale continua a denunciare, senza effetti concreti, la sistematica violazione del diritto internazionale nei Territori occupati.