Il Dipartimento di Giustizia, su ordine diretto del presidente Donald Trump, ha intentato giovedì una causa per bloccare i nuovi collegi elettorali della California approvati dagli elettori la settimana scorsa. È l’ennesima mossa di un’amministrazione che usa il braccio giudiziario dello Stato per difendere i propri interessi elettorali, aprendo una battaglia che potrebbe essere decisiva per il controllo della Camera nel 2026.
Il ricorso prende di mira la mappa promossa dal governatore democratico Gavin Newsom in risposta a una manovra analoga del Texas, dove i repubblicani hanno adottato un ridisegno dei collegi apertamente costruito per favorire il loro partito. Ma il Dipartimento di Giustizia di Trump, che oggi accusa la California di “abuso di potere”, non ha mosso un dito contro la mappa texana.
Una scelta che evidenzia, secondo i critici, la clamorosa doppia morale della Casa Bianca.
“Il sistema di ridisegno dei distretti della California è un plateale abuso di potere che calpesta i diritti civili e deride il processo democratico”, ha dichiarato il procuratore generale Pam Bondi. Una dichiarazione che non menziona però la mappa del Texas – molto più aggressiva e apertamente di parte – e che fa emergere la “faccia di bronzo” dell’amministrazione Trump: contestare agli altri ciò che si pratica indisturbati nei propri stati.
Il portavoce di Newsom, Brandon Richards, ha subito replicato: “Hanno perso alle urne, e presto perderanno anche in tribunale”.
Il Dipartimento di Giustizia si aggiunge così alla causa presentata dal Partito Repubblicano della California, sostenendo che la nuova mappa favorirebbe gli elettori ispanici con criteri razziali. Ma anche qui riaffiora l’ipocrisia: le mappe del Texas e di altri stati repubblicani utilizzano criteri razziali in modo ben più marcato, eppure non sono mai state oggetto di un intervento federale sotto Trump.
La Proposta 50, approvata a larga maggioranza dagli elettori californiani, offre ai democratici l’opportunità di conquistare cinque seggi oggi in mano ai repubblicani. Un risultato che potrebbe compromettere la maggioranza di Trump alla Camera, dove i repubblicani controllano 219 seggi contro i 214 democratici. È proprio questo, affermano molte voci critiche, il motivo reale dell’intervento federale.
Il contrasto tra California e Texas ha ormai assunto i contorni di una lotta nazionale per il potere, con Missouri, Carolina del Nord e Ohio che hanno già varato nuove mappe di parte. Ma solo la California viene colpita dal governo federale.
Una scelta selettiva, politicamente mirata e difficilmente difendibile sul piano della coerenza democratica.
Per la campagna referendaria in California sono confluiti milioni da tutto il Paese, inclusi 5 milioni del Congressional Leadership Fund, super PAC legato allo speaker repubblicano Mike Johnson. L’ex presidente Obama ha sostenuto la misura, mentre l’ex governatore Schwarzenegger si è schierato contro.
Per Newsom, la contesa conferma la sua centralità nelle dinamiche politiche nazionali e alimenta le speculazioni su una possibile candidatura alle presidenziali del 2028.
