L’elezione di Katie Wilson a nuova sindaca di Seattle segna un passaggio politico destinato a pesare ben oltre i confini della città. Con il 52% dei voti, la 38enne attivista socialista ha sconfitto la sindaca uscente Bruce Harrell in una delle tornate municipali più partecipate degli ultimi anni, una sfida che ha messo di fronte due visioni opposte della metropoli simbolo dell’industria tecnologica.
Seattle è da tempo uno specchio delle contraddizioni del capitalismo digitale: ricchezze enormi concentrate nelle mani dei colossi tech e una crisi abitativa che non accenna a rientrare. Gli affitti continuano a superare i 2.500 dollari mensili e il numero delle persone senza casa ha toccato quota 12.000, trasformando il disagio sociale in una questione strutturale. È in questo scenario che Wilson ha condotto una campagna costruita sull’urgenza di politiche pubbliche volte a riequilibrare un sistema percepito come sempre più sbilanciato verso gli interessi delle corporation.
La nuova sindaca arriva da un percorso segnato da mobilitazioni e militanza. Cresciuta a Portland in una famiglia di insegnanti, ha lavorato a lungo nei caffè indipendenti di Capitol Hill, prendendo parte alle prime proteste di Black Lives Matter e confrontandosi con la precarietà che colpiva la working class della città. Nel 2018 ha fondato la Seattle Workers Alliance, organizzazione che ha guidato scioperi nei magazzini Amazon e ottenuto aumenti salariali significativi. Eletta nel consiglio comunale nel 2021, ha promosso misure per una tassazione più progressiva e per l’ampliamento dell’edilizia popolare. Rivendica uno stile di vita minimalista: vive in affitto, non possiede proprietà e si muove esclusivamente con i mezzi pubblici.
Al centro del suo programma c’è la Seattle Equity Tax, una sovrattassa del 2% sui redditi superiori ai 500.000 dollari annui che, nelle intenzioni dell’amministrazione, dovrà generare un miliardo di dollari in cinque anni per affrontare l’emergenza abitativa attraverso la costruzione di nuove case popolari. La piattaforma di Wilson include anche un piano per rendere gratuiti i trasporti pubblici grazie a un’imposta sulle consegne di Amazon, oltre a un pacchetto di interventi per la giustizia climatica che prevede lo stop a nuovi investimenti nel settore fossile e l’installazione di infrastrutture solari sugli edifici pubblici. Sul fronte della sicurezza, la sindaca intende ridurre il budget del dipartimento di polizia e reindirizzare le risorse verso servizi sociali e programmi di gestione delle crisi psichiatriche. Parallelamente propone un sostegno più deciso alle cooperative dei lavoratori e sanzioni per le imprese che ostacolano la sindacalizzazione.
L’ascesa di Wilson ha suscitato reazioni contrastanti. I vertici di Amazon hanno definito le sue misure “un rischio per l’ecosistema dell’innovazione”, mentre parte del mondo imprenditoriale teme un incremento dei costi operativi. Sul fronte opposto, i movimenti per il diritto alla casa e i sindacati hanno salutato la nuova sindaca come una figura capace di rompere l’equilibrio che per anni ha favorito gli interessi delle grandi aziende. Il Teamsters Local 117 l’ha definita una “voce credibile” nella battaglia per la tutela dei lavoratori.
L’elezione è osservata con attenzione a livello nazionale. Per una parte dei democratici progressisti Seattle potrebbe diventare un laboratorio di politiche redistributive avanzate, mentre la destra repubblicana ha già indicato Wilson come simbolo di un “socialismo urbano” considerato pericoloso per l’economia americana. Il nuovo consiglio comunale, però, non garantisce un sostegno pieno: solo quattro seggi su nove risultano allineati all’agenda socialista, rendendo necessari compromessi costanti per portare avanti le riforme.
Katie Wilson entrerà ufficialmente in carica il 1° gennaio 2026. La sua vittoria, salutata da una parte della città come una svolta storica, apre una fase delicata e carica di aspettative. Resta da capire se la nuova amministrazione riuscirà a tradurre il malessere sociale in politiche strutturali capaci di modificare gli equilibri di una metropoli segnata da disuguaglianze profonde. Quel che è certo è che Seattle, capitale del tech e laboratorio politico d’avanguardia, si prepara a una trasformazione che potrebbe ridefinire il suo futuro.