Cile: al ballottaggio il figlio di un nazista e nostalgico di Pinochet Kast favorito sulla comunista Jeannette Jara
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Cile: al ballottaggio il figlio di un nazista e nostalgico di Pinochet Kast favorito sulla comunista Jeannette Jara

Il candidato ultraconservatore José Antonio Kast si avvia a entrare nel ballottaggio presidenziale cileno del 14 dicembre, nonostante sia arrivato secondo nel primo turno dietro Jeannette Jara, candidata della coalizione di governo

Cile: al ballottaggio il figlio di un nazista e nostalgico di Pinochet Kast favorito sulla comunista Jeannette Jara
Giorgia Meloni José Antonio Kast
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17 Novembre 2025 - 19.07


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Il candidato ultraconservatore José Antonio Kast si avvia a entrare nel ballottaggio presidenziale cileno del 14 dicembre, nonostante sia arrivato secondo nel primo turno dietro Jeannette Jara, candidata della coalizione di governo e prima esponente comunista a raggiungere la finale per la presidenza. Con quasi tutte le schede scrutinate, Jara ha ottenuto il 27% dei voti contro il 24% di Kast, un margine ridotto che riflette un Paese profondamente diviso.

Un eventuale successo di Kast riporterebbe al potere l’amministrazione più a destra dagli anni della dittatura militare, in un clima in cui una parte crescente dell’elettorato indica sicurezza e immigrazione come priorità assolute, lasciando in secondo piano le riforme progressiste che avevano segnato l’ascesa del presidente uscente Gabriel Boric.

Kast ha promesso una svolta radicale: ha parlato di sconfiggere il crimine organizzato, chiudere i confini ai migranti irregolari e rafforzare l’intervento delle forze armate nelle aree più colpite dalla violenza. Un’agenda che si innesta sullo spostamento a destra visibile non solo in Cile ma in parte dell’America Latina, dove crescono candidati che puntano proprio su ordine pubblico e controllo dei flussi migratori.

Nel voto di domenica, i candidati della destra hanno superato complessivamente il 70% dei consensi, un dato che mette Kast in una posizione di forza in vista del secondo turno. L’appoggio immediato del libertario Johannes Kaiser e della conservatrice moderata Evelyn Matthei rafforza ulteriormente il fronte che potrebbe convergere su di lui.

Il risultato ha segnato anche l’avanzata di Franco Parisi, candidato del Partito del Popolo, arrivato terzo grazie al sostegno di molti lavoratori del nord minerario, spesso distanti dai partiti tradizionali e sensibili ai temi della sicurezza. Un bacino elettorale che, secondo diversi osservatori, potrebbe orientarsi verso Kast al ballottaggio.

Lo sfondo resta quello di un Paese segnato dal fallimento del processo costituzionale avviato dopo le proteste del 2019 e dal ritorno al centro della questione securitaria. È in questo clima che Kast, 59 anni, ha ritrovato consensi tra elettori che nel 2021 lo avevano ritenuto eccessivamente radicale. Rimangono però pesanti le ombre del passato: il padre fu iscritto al partito nazista tedesco e il candidato non ha mai nascosto la sua vicinanza alla memoria di Augusto Pinochet. Il fratello, Miguel Kast, fu ministro e presidente della Banca centrale durante la dittatura.

Il timore di un ritorno a un Cile nostalgico dell’autoritarismo attraversa parte della società civile e del mondo politico, mentre i sostenitori del candidato affermano che l’urgenza è “ritrovare ordine”. Alcuni, come la nutrizionista Pia Tarifenos, presente al quartier generale di Kast a Santiago, affermano che “la maggioranza dei cileni ha bisogno di un cambiamento”.

Jara, 51 anni, ex ministra del Lavoro, ha insistito sulle sue proposte sociali: aumento del salario minimo, rafforzamento del welfare, un sistema sanitario più solido, oltre a misure contro il traffico di armi e una maggiore trasparenza finanziaria per combattere la criminalità organizzata. Nonostante risultati importanti, come la riforma delle pensioni, la candidata ha dovuto affrontare critiche legate al tasso di disoccupazione, attestato all’8,5%.

Il ballottaggio si presenterà come uno scontro frontale fra due visioni opposte del futuro del Paese, in cui il peso della memoria della dittatura resta un elemento centrale e divisivo.

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