Gaza, continuano le uccisioni nonostante il cessate il fuoco: tre palestinesi colpiti dai militari israeliani
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Gaza, continuano le uccisioni nonostante il cessate il fuoco: tre palestinesi colpiti dai militari israeliani

L’agenzia palestinese Wafa riferisce che tre palestinesi sono stati uccisi oggi dalle forze israeliane, in diverse zone dell’enclave: un minore a Shejaiya, a est di Gaza City

Gaza, continuano le uccisioni nonostante il cessate il fuoco: tre palestinesi colpiti dai militari israeliani
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17 Novembre 2025 - 15.08


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Nonostante il cessate il fuoco formalmente in vigore dal 10 ottobre, nella Striscia di Gaza continuano le operazioni letali dell’esercito israeliano. L’agenzia palestinese Wafa riferisce che tre palestinesi sono stati uccisi oggi dalle forze israeliane, in diverse zone dell’enclave: un minore a Shejaiya, a est di Gaza City, un altro civile colpito da un drone nell’area di Atrata, nel nord della Striscia, e un terzo uomo ucciso in un attacco aereo a Beit Lahia.

Secondo i dati raccolti dalla stessa Wafa, 266 palestinesi sono stati uccisi e 635 feriti dall’inizio del cessate il fuoco, una cifra che smentisce nei fatti ogni pretesa di “calma relativa”. Le autorità sanitarie locali, gestite da Hamas, aggiornano il bilancio complessivo della guerra a 69.483 morti e 170.706 feriti: numeri che evocano una devastazione senza precedenti nella storia recente del Medio Oriente.

E mentre i civili continuano a morire, la linea dell’esercito israeliano non sembra orientata a un disimpegno, bensì all’esatto contrario. Il capo di Stato Maggiore delle Idf, generale Eyal Zamir, ha dichiarato che le truppe devono essere “pronte a occupare il territorio oltre la Linea Gialla”, un’area entro la quale Israele già esercita un controllo di fatto. Parole che segnano ulteriori passi verso una normalizzazione dell’occupazione militare e che smentiscono qualsiasi prospettiva di soluzione politica.

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Zamir, parlando ai soldati a Rafah, ha insistito sulla necessità di “stabilire rapidamente il controllo operativo” delle nuove zone da presidiare, con l’obiettivo esplicito di impedire la “rinascita di Hamas”. Un mandato senza limiti temporali e territoriali, che rischia di tradursi in una occupazione indefinita, mentre la popolazione civile, già decimata e sfollata, continua a pagare il prezzo più alto.

Di fronte a questi sviluppi, resta una domanda fondamentale: come può la comunità internazionale continuare a parlare di tregua mentre Israele prosegue operazioni letali e prepara nuove occupazioni? La realtà quotidiana di Gaza indica l’esatto opposto: l’assenza di una vera cessazione delle ostilità e la prospettiva di un conflitto permanente imposto dal controllo militare sul territorio.

Un quadro che non può essere ignorato né derubricato a “misure di sicurezza”: ciò che accade nella Striscia somiglia sempre più, giorno dopo giorno, a un modello di guerra senza fine.

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