Un rapporto sconvolgente. Un lavoro sul campo, con testimonianze che danno conto di una violenza senza limiti. La violenza contro le donne palestinesi
Il conflitto a Gaza e l’occupazione illegale della Cisgiordania da parte di Israele hanno un impatto indicibile sulle donne palestinesi. Un’emergenza drammatica che la comunità internazionale e le Nazioni Unite avrebbero potuto contrastare e prevenire, ma di fronte a cui sono rimasti inerti.
È quanto denunciato da Oxfam con un nuovo rapporto, pubblicato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e a 25 anni dall’adozione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza. Due iniziative, che avrebbero dovuto garantire un ruolo chiave delle donne palestinesi nella vita pubblica, ma che non sono mai state davvero attuate.
A Gaza, le donne e i bambini rappresentano la maggior parte delle vittime del genocidio commesso da Israele negli ultimi 2 anni, che in totale ha causato la morte di quasi 70.000 palestinesi, con oltre 170.000 feriti.
I continui sfollamenti – che hanno riguardato il 90% della popolazione – la distruzione di ospedali e infrastrutture essenziali hanno avuto conseguenze drammatiche sulle donne, private di ogni assistenza per la maternità, esposte a continui traumi, fame e violenze di ogni sorta.
Anche le donne palestinesi detenute sono state vittime di abusi sistematici, sessuali e di genere, che secondo le indagini delle Nazioni Unite potrebbero costituire crimini di guerra e contro l’umanità.
In Cisgiordania, gli attacchi armati dei coloni, spesso sostenuti dalle forze israeliane, hanno portato a molestie sessuali, minacce di stupro e distruzione di case e scuole.
Le donne e le ragazze palestinesi hanno così vissuto in uno stato di paura, che le ha costrette ad abbandonare gli studi, subire aborti spontanei o gravissimi danni psicologici.
Chi si batte per i propri diritti in questa parte di mondo è spesso vittima di detenzioni arbitrarie e repressione, mentre la partecipazione delle donne alla vita pubblica e politica è pregiudicata dagli effetti dell’occupazione israeliana o da una visione patriarcale ancora predominante nella società palestinese.
Le organizzazioni della società civile guidate da donne palestinesi continuano a svolgere un ruolo chiave per garantire il diritto all’istruzione e la difesa dei diritti di genere nei Territori Occupati. Un lavoro quotidiano su cui Oxfam è in prima linea, assieme a tanti partner, sia a Gaza che in Cisgiordania.
“Le Nazioni Unite, sia prima che dopo l’inizio del conflitto a Gaza, hanno ignorato la difesa dei diritti delle donne e delle ragazze palestinesi, il ruolo chiave che possono giocare per la costruzione della pace.- rimarca Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Allo stesso tempo la comunità internazionale si è resa di fatto complice di questa situazione vendendo armi a Israele, mai chiamato a rispondere per i crimini commessi, inclusa l’occupazione illegale. Per questo lanciamo un appello urgente perché la comunità internazionale si impegni da subito per garantire un ruolo centrale alle donne palestinesi nel processo di ricostruzione di Gaza e in Cisgiordania agendo concretamente per porre fine all’occupazione illegale di Israele”.
Questa è la realtà. Quella raccontata, documentata, vissuta dalle operatrici e dagli operatori di Oxfam. Così si comporta l’”unica democrazia in Medio Oriente”. Così agisce l’”esercito più morale al mondo”.