Gli Usa chiedono all’Ucraina di ritirarsi dal Donbass e propongono una "zona economica libera"
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Gli Usa chiedono all’Ucraina di ritirarsi dal Donbass e propongono una "zona economica libera"

Gli Stati Uniti vogliono che l’Ucraina ritiri le proprie truppe dal Donbas, mentre Washington creerebbe una “zona economica libera” nelle aree attualmente controllate da Kyiv.

Gli Usa chiedono all’Ucraina di ritirarsi dal Donbass e propongono una "zona economica libera"
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11 Dicembre 2025 - 21.12


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l presidente ucraino sostiene che il piano non sarebbe equo senza garanzie contro una possibile avanzata russa.

Gli Stati Uniti vogliono che l’Ucraina ritiri le proprie truppe dal Donbas, mentre Washington creerebbe una “zona economica libera” nelle aree attualmente controllate da Kyiv. Lo ha dichiarato Volodymyr Zelenskyj, parlando giovedì ai giornalisti a Kyiv.

In passato, Washington aveva suggerito che Kyiv cedesse a Mosca le porzioni di Donbas ancora sotto controllo ucraino. Secondo Zelenskyj, ora gli Stati Uniti avrebbero avanzato una proposta di compromesso che prevede il ritiro delle forze ucraine senza che però le truppe russe avanzino nel territorio lasciato libero.

“Chi governerà quel territorio, che chiamano ‘zona economica libera’ o ‘zona demilitarizzata’, non è chiaro”, ha affermato il presidente. Kyiv, ha aggiunto, non considera il piano equo in assenza di garanzie concrete che la Russia non occupi semplicemente l’area dopo il ritiro ucraino.

“Se un esercito deve arretrare e l’altro rimanere dov’è, cosa tratterrà le truppe russe? O cosa impedirà loro di travestirsi da civili e prendere il controllo della zona economica libera? È tutto molto serio. Non è affatto detto che l’Ucraina accetti una proposta simile. Se dev’esserci un compromesso, deve essere un compromesso giusto”, ha detto Zelenskyj.

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Il presidente ha sottolineato che, qualora Kyiv accettasse un piano del genere, sarebbero necessari elezioni o un referendum per ratificarlo, perché solo “il popolo ucraino” può decidere su eventuali concessioni territoriali.

Secondo Zelenskyj, il piano statunitense prevede il ritiro ucraino dal Donbas, dove le forze russe avanzano, il congelamento delle linee del fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia e la rinuncia da parte di Mosca a piccole porzioni di territorio occupate in altre aree.

Zelenskyj è da settimane sotto forte pressione da parte di Donald Trump per accettare il piano di pace americano. In giorni recenti, l’ex presidente ha accusato Zelenskyj di non aver letto la bozza dell’accordo e ha messo in dubbio la sua legittimità, sostenendo che l’Ucraina dovrebbe andare a nuove elezioni.

Il presidente ucraino ha confermato che la sua squadra negoziale ha inviato mercoledì una controproposta a Washington: i punti aperti restano la questione territoriale e il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia. “Non è il piano finale. È una reazione a ciò che abbiamo ricevuto. È un processo continuo”, ha spiegato.

Resta poi il nodo fondamentale: Vladimir Putin è realmente disposto a firmare un accordo o sta solo guadagnando tempo, sperando di proseguire l’offensiva durante l’inverno?

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A Berlino, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha avvertito che, se Putin fosse lasciato libero di raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina, la prospettiva di un conflitto in Europa diventerebbe più concreta. Ha denunciato la “compiacenza” del continente di fronte alla minaccia russa e ha previsto che una nuova guerra potrebbe arrivare entro cinque anni, “su una scala simile a quella vissuta dai nostri nonni”. Ha ribadito che tutti i Paesi europei devono aumentare la spesa militare: “Il momento per agire è adesso”.

Rutte è tra i leader europei più attivi nel tentativo di mantenere l’amministrazione Trump impegnata sul fronte ucraino, mentre la Casa Bianca mostra crescente insofferenza per la mancanza di un accordo di pace.

Giovedì pomeriggio, Zelenskyj ha tenuto una videoconferenza con circa trenta leader della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, che sostiene militarmente Kyiv, senza la partecipazione di Trump.

In molte capitali europee cresce la convinzione che l’Ucraina dovrà accettare compromessi dolorosi, mentre il paese affronta il quarto inverno di guerra totale, con un fronte difficile e gravi problemi energetici causati dai ripetuti attacchi russi alle infrastrutture.

I leader di Francia, Regno Unito e Germania, che si sono incontrati con Zelenskyj a Downing Street lunedì, insistono però che solo Kyiv può decidere sulla questione territoriale. “Sarebbe un errore costringere il presidente ucraino a una pace che il suo popolo non accetterebbe dopo quattro anni di sofferenze e morte”, ha dichiarato il cancelliere tedesco, Friedrich Merz.

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Zelenskyj ha aggiunto che, oltre all’accordo quadro complessivo, Kyiv spera di firmare nei prossimi giorni due documenti separati: uno sulle potenziali garanzie di sicurezza in caso di nuovi attacchi russi e uno sulla ricostruzione economica del paese.

Sempre giovedì, alti funzionari dell’UE si sono riuniti a Leopoli per discutere del percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione, nonostante il costante veto del premier ungherese Viktor Orbán. Tutti gli altri Stati membri sono favorevoli all’ingresso di Kyiv, e Bruxelles intende procedere comunque, condizionando l’adesione all’allineamento legislativo dell’Ucraina agli standard europei. “L’Ucraina diventerà membro dell’UE e nessuno potrà impedirlo”, ha dichiarato la commissaria all’allargamento Marta Kos.

Zelenskyj ha concluso esprimendo la speranza che Trump eserciti pressioni su Budapest e su qualsiasi altro Paese intenzionato a bloccare l’ingresso di Kyiv: “Sappiamo tutti che il presidente degli Stati Uniti dispone di diversi strumenti di influenza, e che questi funzioneranno su chi oggi sta ostacolando l’Ucraina”.

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