La capo di gabinetto di Donald Trump, Susie Wiles, ha espresso un giudizio durissimo sul presidente in una nuova e clamorosa intervista, affermando che Trump ha una “personalità da alcolista”.
In una lunga conversazione con Vanity Fair, Wiles ha raccontato come sia arrivata a ricoprire il suo incarico e cosa significhi essere, con ogni probabilità, la persona più vicina al presidente. Un’affermazione paradossale, considerando che Trump è notoriamente astemio.
Secondo Wiles, il presidente “agisce con la convinzione che non ci sia nulla che non possa fare. Nulla, zero, niente”, ha dichiarato alla rivista.
Un tipo di personalità che lei dice di conoscere bene fin dall’infanzia, avendo vissuto con un padre alcolista. Dopo la pubblicazione dell’articolo, però, Wiles ha reagito duramente, definendolo “un attacco costruito in modo disonesto contro di me e contro il più grande presidente, lo staff della Casa Bianca e il miglior governo della storia”.
Il padre di Susie Wiles era Pat Summerall, ex giocatore della NFL diventato poi uno dei più celebri telecronisti sportivi americani, spesso definito “la voce del football”. Accanto ai suoi successi professionali, Summerall fu però un padre assente e lottò a lungo contro l’alcolismo; Wiles ha raccontato di aver aiutato la madre a organizzare interventi per convincerlo a curarsi. Summerall è morto nel 2013, a 82 anni, dopo essere rimasto sobrio per 21 anni.
“L’alcolismo fa danni enormi alle relazioni, ed è stato così anche tra me e mio padre”, ha spiegato Wiles.
Nell’intervista, Wiles ha aggiunto: “Qualche psicologo clinico che ne sa un milione di volte più di me contesterà quello che sto per dire. Ma gli alcolisti ad alto funzionamento, o gli alcolisti in generale, hanno personalità che si amplificano quando bevono. E io, su questo, sono un po’ un’esperta di personalità ingombranti”.
A poche ore dall’uscita dell’articolo, lo stesso Trump ha confermato, in parte, la descrizione fatta dalla sua capo di gabinetto. “L’ho detto molte volte anche di me stesso. Per fortuna non bevo. Se lo facessi, potrei benissimo… perché l’ho detto: che parola è? Non possessivo — possessivo e con una personalità incline alla dipendenza. L’ho detto tante volte”, ha dichiarato al New York Post.
Già nel novembre 2016, dopo la vittoria alle sue prime elezioni presidenziali, Trump aveva detto a Fox News di non aver “mai bevuto un bicchiere di alcol”. Il fratello maggiore, Fred Trump, aveva sofferto per anni di alcolismo ed era morto nel 1981, a 41 anni. Nel 2019 Trump raccontò al Washington Post: “Era bellissimo, e ho visto cosa l’alcol gli ha fatto, anche fisicamente… e questo ha avuto un impatto anche su di me”.
La figura del padre di Wiles emerse spesso quando lei incontrò Trump per la prima volta nel 2015, alla Trump Tower. Il futuro presidente rimase colpito all’idea di trovarsi davanti la figlia del celebre Pat Summerall. “Lo ha detto un milione di volte”, ha raccontato Wiles. “‘Io giudico le persone dai loro geni’”.
A un certo punto, lo staff di Trump la contattò direttamente. “Una sera mi chiamarono e mi dissero: ‘Adesso facciamo sul serio in Florida. Vuoi diventare co-presidente del nostro team dirigente?’. E io risposi: ‘Sì, lo voglio’”.
Wiles ha ricordato anche un momento di forte tensione nell’autunno del 2016, quando Trump, vedendo sondaggi negativi in Florida, la rimproverò duramente davanti ai suoi amici nel club di golf di Miami. “È stata un’ora abbondante orribile, a mezzanotte”, ha raccontato. “Non credo di averlo mai più visto così arrabbiato. Urlava, era fuori di sé. Non sapevo se ribattere o restare impassibile. In realtà volevo solo piangere”.
Riuscì però a mantenere il controllo e gli pose un ultimatum: “Sa, signor Trump, se vuole qualcuno che si dia fuoco ai capelli e impazzisca, io non sono la persona giusta. Ma se vuole vincere questo Stato, io lo sono. La scelta è sua”.
Se ne andò, e il resto è storia. “E infatti mi chiamò ogni giorno”, ha raccontato. A novembre Trump vinse la Florida con il 49 per cento dei voti contro il 47,8 per cento di Hillary Clinton, un risultato decisivo in uno Stato chiave che contribuì in modo determinante alla sua vittoria e al primo mandato presidenziale.
Dopo il 2016, Wiles lavorò per il governatore della Florida Ron DeSantis — su suggerimento dello stesso Trump — contribuendo alla sua elezione nel 2018. In seguito, però, DeSantis interruppe il rapporto per motivi che Wiles dice di non conoscere. Trump la richiamò allora per guidare la sua campagna di rielezione nel 2020.
Ripensando alla scelta di DeSantis, Wiles si è detta quasi sollevata: “Se mi avesse detto: ‘Grazie, apprezzo l’aiuto, ma finisce qui’, credo che la sua storia sarebbe stata diversa. Io forse non sarei tornata a lavorare per Donald Trump”.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, Wiles ha nuovamente attaccato Vanity Fair, sostenendo che il servizio abbia ignorato “contesti fondamentali” e omesso molte dichiarazioni positive su Trump e sul suo team, con l’obiettivo di costruire “una narrazione eccessivamente caotica e negativa” del presidente e della sua amministrazione.
“La verità è che la Casa Bianca di Trump ha già realizzato in 11 mesi più di quanto qualunque altro presidente abbia fatto in otto anni, grazie alla leadership e alla visione senza pari del presidente Trump, per il quale ho avuto l’onore di lavorare per gran parte dell’ultimo decennio. Nulla di tutto questo fermerà la nostra incessante determinazione a rendere l’America di nuovo grande”.
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