Trump incontra Netanyahu: prima gli affari, mentre tregua a Gaza e palestinesi restano sullo sfondo
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Trump incontra Netanyahu: prima gli affari, mentre tregua a Gaza e palestinesi restano sullo sfondo

Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, sostenuto da Trump, ha in gran parte retto, ma i progressi hanno subito un rallentamento.

Trump incontra Netanyahu: prima gli affari, mentre tregua a Gaza e palestinesi restano sullo sfondo
Trump e Netanyahu
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29 Dicembre 2025 - 22.34


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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato lunedì un avvertimento all’Iran contro qualsiasi tentativo di ricostruire il proprio programma nucleare, accogliendo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella sua residenza in Florida per una serie di colloqui ad ampio raggio.

L’avvertimento arriva dopo che Trump ha più volte sostenuto che le capacità nucleari di Teheran siano state «completamente e totalmente annientate» dagli attacchi statunitensi contro siti chiave di arricchimento dell’uranio nel mese di giugno. Tuttavia, funzionari israeliani, citati dai media locali, hanno espresso preoccupazione per il fatto che l’Iran stia ricostituendo il proprio arsenale di missili a lungo raggio in grado di colpire Israele.

«Ora sento dire che l’Iran sta cercando di ricostruire», ha dichiarato Trump ai giornalisti poco dopo l’arrivo di Netanyahu nella tenuta di Mar-a-Lago. «E se lo stanno facendo, dovremo abbatterli di nuovo. Li colpiremo. Li colpiremo duramente. Ma speriamo che questo non stia accadendo».

L’avvertimento di Trump giunge mentre la sua amministrazione ha impegnato risorse significative nella lotta al traffico di droga in Sud America e mentre il presidente cerca di imprimere nuovo slancio al cessate il fuoco tra Israele e Hamas mediato dagli Stati Uniti. L’accordo su Gaza rischia di arenarsi prima di arrivare alla sua complessa seconda fase, che prevederebbe la definizione di un organismo di governo internazionale e la ricostruzione del territorio palestinese devastato.

L’Iran ha insistito sul fatto di non arricchire più uranio in nessun sito del Paese, cercando di segnalare all’Occidente la propria disponibilità a potenziali negoziati sul programma atomico. Netanyahu, tuttavia, avrebbe dovuto discutere con Trump la necessità di una possibile nuova azione militare contro Teheran, a pochi mesi dalla guerra di 12 giorni lanciata contro l’Iran.

Trump ha inoltre criticato nuovamente l’Iran per non aver accettato un accordo che prevedesse il completo disarmo del suo programma nucleare prima degli attacchi statunitensi e israeliani di quest’anno. «Vorrebbero aver fatto quell’accordo», ha detto.

Rallenta il progresso sul cessate il fuoco a Gaza

Con Netanyahu al suo fianco, Trump ha dichiarato di voler arrivare alla seconda fase dell’accordo su Gaza «il più rapidamente possibile». «Ma Hamas deve essere disarmata», ha aggiunto.

Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, sostenuto da Trump, ha in gran parte retto, ma i progressi hanno subito un rallentamento. Le parti si accusano a vicenda di violazioni e sono emerse divisioni tra Stati Uniti, Israele e Paesi arabi sul percorso da seguire.

La prima fase della tregua è iniziata in ottobre, pochi giorni dopo il secondo anniversario dell’attacco guidato da Hamas contro Israele che causò circa 1.200 morti. Tutti tranne uno dei 251 ostaggi rapiti in quell’occasione sono stati rilasciati, vivi o morti.

Netanyahu, che ha incontrato separatamente anche il segretario di Stato Marco Rubio e il segretario alla Difesa Pete Hegseth, ha segnalato di non avere fretta di procedere con la fase successiva finché i resti di Ran Gvili non saranno restituiti da Gaza.

I genitori di Gvili hanno incontrato Netanyahu, Rubio, l’inviato statunitense Steve Witkoff e Jared Kushner in Florida. Secondo il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, dovrebbero incontrare Trump più tardi nella giornata. «Stanno aspettando che il loro figlio torni a casa», ha detto Trump.

Una seconda fase complessa

Se avesse successo, la seconda fase prevederebbe la ricostruzione di una Gaza smilitarizzata sotto supervisione internazionale, affidata a un organismo denominato Board of Peace e presieduto da Trump. I palestinesi formerebbero un comitato “tecnocratico e apolitico” per gestire gli affari quotidiani della Striscia sotto la supervisione di questo organismo.

Il piano contempla anche la normalizzazione dei rapporti tra Israele e il mondo arabo e un possibile percorso verso l’indipendenza palestinese. Restano tuttavia questioni spinose, tra cui la ricostruzione di Gaza, il disarmo di Hamas e la creazione di una forza di sicurezza denominata International Stabilization Force.

Secondo un funzionario informato sui colloqui, due principali ostacoli stanno rallentando il passaggio alla seconda fase: il lungo processo di verifica da parte israeliana dei membri del comitato palestinese proposto dai mediatori e la prosecuzione dei raid militari israeliani.

Anche la forza di stabilizzazione, pensata come un organismo multinazionale, non è ancora stata costituita. Un diplomatico occidentale ha parlato di un «enorme divario» tra la visione statunitense e israeliana del suo mandato e quella di altri Paesi della regione e di governi europei. Stati Uniti e Israele vorrebbero attribuirle un ruolo di comando, incluso il disarmo di Hamas e di altri gruppi armati, ma alcuni Paesi temono che ciò la trasformi in una forza di occupazione.

Hamas ha dichiarato di essere pronta a discutere il «congelamento o lo stoccaggio» delle proprie armi, ma insiste sul diritto alla resistenza armata finché Israele occuperà territori palestinesi. Un funzionario statunitense ha riferito che una possibile opzione potrebbe essere offrire incentivi economici in cambio delle armi, ricalcando un programma di “riacquisto” già ipotizzato in passato.

Trump rilancia la richiesta di grazia per Netanyahu

I due leader si sono scambiati elogi reciproci. Trump ha anche rilanciato l’invito al presidente israeliano Isaac Herzog a concedere la grazia a Netanyahu, attualmente sotto processo per corruzione.

Netanyahu è l’unico primo ministro israeliano in carica ad affrontare un processo penale, accusato in tre procedimenti distinti di frode, abuso di fiducia e accettazione di tangenti in cambio di favori a sostenitori facoltosi.

Trump ha affermato che Herzog gli avrebbe detto che la grazia «è in arrivo», senza fornire ulteriori dettagli. L’ufficio del presidente israeliano ha però precisato che Herzog e Trump non hanno parlato direttamente della richiesta e che qualsiasi decisione sarà presa secondo le procedure previste.

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