Dunque, il caso di fine anno è l’inchiesta, con relativi arresti, per presunti finanziamenti ad Hamas provenienti dall’Italia. Il tutto parte da informative provenienti da Israele, cioè dal Paese il cui governo ha ordito il genocidio a Gaza. Verrebbe da dire, se non avessimo ancora stima per la nostra magistratura, che quella avviata in Italia è una inchiesta…per procura. Procura israeliana.
A tal proposito ai magistrati inquirenti impegnati in questa indagine a tappeto, vorremmo indicare un finanziatore eccellente e reiterato di Hamas. Vive a Gerusalemme. Il suo nome è Netanyahu Benjamin. Di mestiere fa il primo ministro dello Stato ebraico. Il signor Netanyahu ha sostenuto per anni – in funzione anti-Olp e contro l’Autorità nazionale palestinese – Hamas, facendo arrivare al “movimento terrorista palestinese” centinaia e centinaia di milioni di dollari provenienti dal Qatar (con cui l’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti intrattengono ottimi rapporti e fanno affari miliardari). Documenti che certificano il sostegno del signor Netanyahu Benjamin ad Hamas sono di dominio pubblico, in inglese e in ebraico. Così come lo sono le documentate inchieste svolte dalla stampa indipendente di Tel Aviv (consultabile il sito in english di Haaretz).
Certo, arrestarlo è impresa ardua, direi anche impossibile. Ci hanno provato i giudici della Corte penale internazionale dell’Aia, che hanno spiccato nei confronti del signor Netanyahu Benjamin mandato di cattura per crimini di guerra e crimini contro l’umanità), ma per averlo fatto si sono beccati le sanzioni dell’amico e sodale americano del signor Netanyahu Benjamin: Trump Donald. I due si sono incontrati nel buen ritiro del tycoon in Florida. Baci e abbracci, con The Donald che definisce Bibi “un eroe” (sic).
Il signor Netanyahu Benjamin (utilizzato prima il cognome poi il nome come in qualsiasi mattinale di polizia o carabinieri e negli ordini di cattura della magistratura) non è latitante. Può essere raggiunto da un mandato di comparizione, indagato. Con rogatoria internazionale, magari. Difficile? Sicuramente. Ma provare non nuoce.
Con il massimo rispetto,
