Faccio coming out anche io: avrei sempre voluto saper giocare a pallone. Invece, giocando con gli amici nel campino sotto casa, finivo sempre in porta ed ero scarsa anche lì.
Il libro di Carolina Morace, “Fuori dagli schemi. Il calcio, la vita l’amore” (Piemme, 2020, 144 pp.), scritto con Alessia Tarquinio, di luoghi comuni legati al mondo del calcio e non solo ne smonta molti.
Intanto, lei non è un mister ma una coach: “L’uso che facciamo delle parole, dette e scritte, dice molto della nostra natura. Le parole creano significato”. E se nel resto del mondo, indipendentemente dallo sport, l’allenatore viene chiamato coach indipendentemente dal sesso, perché noi possiamo essere solo mister? E avere solo mariti e non mogli?
Alla voce Carolina Morace, è lei stessa a narrarlo, il web propone, tra le prime voci, i termini Viterbese, marito, allenatrice.
La prima è associata al suo essere stata, nel 1999, la prima donna al mondo ad allenare una squadra di calcio maschile, la Viterbese, neopromossa in C1, di proprietà di Luciano Gaucci.
La seconda al fatto che “le persone devono per forza identificare chi sei dalla persona con la quale stai”.
Calciatrice, attaccante della Nazionale italiana dal 1987 al 1998, 12 volte
capocannoniere in Serie A, poi coach di Lazio, Milan e Nazionali femminili italiana e canadese, avvocata, commentatrice televisiva di calcio, prima donna a entrare nella Hall of Fame del calcio italiano, unica istruttrice Fifa e Uefa in Italia.
Ma se, malgrado tutto questo, la domanda più rivolta a una coach in Italia continua ad essere “Ma lei entra negli spogliatoi?”, c’è qualcosa che non va. E così, con questo libro, Carolina Morace diventa anche la prima calciatrice a dichiararsi omosessuale.
Per contribuire a infrangere la barriera, ben piazzata, dell’omofobia.
Nel 2022 anche il calcio femminile italiano diventerà professionista.
Per non sentirsi più dire dall’Inps, come avvenuto alla Morace, “che in Italia non esiste alcuna allenatrice, in nessuno sport, con diritto alla pensione”.
Per molti anni, il calcio femminile c’era ma non esisteva.
La generazione che ha avviato questa battaglia è stata quella delle “pioniere”, poi c’è stata quella della Morace e adesso è la volta delle ragazze mondiali, che hanno fatto conoscere al grande pubblico la bellezza del calcio femminile. Che si merita, negli staff, “gente intelligente, colta, preparata. Non gli scarti di un mondo, quello maschile, che non li vuole”.
È un libro divertente e tecnico, quello di Carolina Morace, che non si inginocchia quando chiede in sposa la collega Nicola Jane Williams, ex-calciatrice australiana, “mi partirebbe il menisco”, che si distingue dal collega Massimiliano Allegri solo per la menopausa. Un libro interessante per chi, come lei, pensa che il calcio sia un gioco proprio bello da vedere, con notazioni tecniche per addette e addetti ai lavori e per il semplice tifoso che è in ognuno di noi, con i suoi 10 comandamenti:
- Prima viene la squadra, poi il singolo
- Il calcio deve essere propositivo
- Intercambiabilità di ruolo
- Quando non abbiamo palla dobbiamo recuperarla il prima possibile
- Passaggio non è passaggio se non taglia fuori un avversario (citando Zdenek Zeman)
- Bisogna essere reattivi
- La mia linea difensiva sa leggere le situazioni di gioco
- Difendo per attaccare e attacco per difendere (con il simbolo dell’infinito)
- Esiste un solo bene, la conoscenza, ed esiste un solo male, l’ignoranza
- Il calcio è poesia, la vita può diventarlo
E se nella famosa finale di calcio dei filosofi, The Philosophers’ Football Match dei Monty Python’s, Socrate è il capitano della squadra greca, per la Morace, se i greci avessero giocato a calcio, Socrate sarebbe stato sicuramente il ct della Nazionale.
Ma la tecnica è anche una tecnica di vita: la prossima mossa sarà un
no look fatto bene per spostare l’attenzione dalla coppia Morace-Williams come coppia omosessuale (felice) a coppia con straordinarie capacità genitoriali.
Perché Carolina Morace la vita l’ha sempre marcata a donna.