Svelato l'ultimo mistero su Tamara de Lempicka
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Svelato l'ultimo mistero su Tamara de Lempicka

Lo ha raccontato Gioia Mori in un' intervista esclusiva all'ANSA.

Svelato l'ultimo mistero su Tamara de Lempicka
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30 Gennaio 2024 - 22.10 Culture


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“Dopo 30 anni di studi, 7 mostre, un libro e due o tre prefazioni, 6 cataloghi e ancora si trova sempre qualcosa di nuovo!”.

Lo ha affermato Giada Mori, maggiore studiosa di Tamara de Lempicka, in un’intervista esclusiva all’ANSA. La pittrice dai colori accesi e dallo stile personalissimo non smette di stupire oltre 40 dopo la sua morte, visto che “aveva falsificato la sua data di nascita, cosa che sposta completamente l’asse della sua vita”.

Dopo questa scoperta, aggiunge la studiosa,  ”sono pronta per scrivere la sua biografia finale e rimettere in ordine tutti i tasselli ritrovati in questi trent’anni di lavoro su di lei, che aveva sempre fatto una narrazione della sua vita a dir poco fantasiosa”.

Questa rivelazione avviene mentre Giada Mori lavora alla prima grande mostra sulla pittrice negli Stati Uniti, più precisamente al Fine Arts Museum di San Francisco, curata assieme a Furio Rinaldi. La pittrice figlia di madre polacca e padre russo, aveva una nonna lettone, la quale, dopo aver attraversato l’Europa, si era stabilita negli USA (anche se morì in Messico nel 1980 a Cuernavaca).

E’ proprio partendo da San Francisco che la Mori ha scoperto la falsificazione della data di nascita. ”Fin da subito, dal 1990, quando ho iniziato a studiarla ho capito che quello che lei aveva raccontato e la figlia aveva riportato nella biografia era tutto un po’ opinabile. Ma Tamara era celebre per dare enfasi agli episodi che aveva vissuto. Le piaceva sempre dire di essere stata nella storia con la S maiuscola, anche quando non era vero, e magari se era necessario spostare qualche data lo faceva senza problemi”.

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”Così, ad esempio, il suo arrivo in America lei lo aveva sempre collocato nel giorno del crollo di Wall Street del ’29: in realtà spulciando tra i documenti di Ellis Island si scopre che era arrivata il 3 aprile con un permesso di 60 giorni, quindi quel fatidico 29 ottobre lei sarebbe già stata ripartita. Ma io sa, nasco come storica dell’arte specializzata nel Rinascimento veneto, quindi per formazione sono abituata a verificare le fonti. Dall’inizio ho smontato pezzo per pezzo le sue bugie, però era rimasto il mistero sul luogo e la data di nascita”.

”Le pubblicazioni quando era in vita dicevano che era nata nel 1900 o 1902, ma poi si diceva sempre che era più grande della sorella Adriana nata nel 1899, di conseguenza doveva essere nata come minimo nel 1898…ma non si era mai saputo con certezza”.

Ora la storica dell’arte sta preparando ‘una mostra per il Museum of fine arts di San Francisco, che aprirà il 12 ottobre per poi passare a Houston: un centinaio di opere tra quadri (70-80)e disegni. E’ la prima mostra negli Stati Uniti dopo quella catastrofica del 1941.

”In questo momento, spiega Mori, Tamara de Lempicka è di grande moda da quelle parti, c’è il centenario dell’Art deco, c’è un musical che andrà in scena a marzo su di lei. Però finora è stata sempre considerata più un personaggio che un’artista”.

Anche durante il lavoro sull’organizzazione della mostra ha fatto passi in avanti: ”Ho scoperto questa traccia si, perchè nel 29 arriva a New York, poi parte col treno va a Santa Fe, infine a San Francisco, dove vende un quadro ad un signore che dopo poco finisce all’asta. Viaggio di cui non si sapeva quasi nulla”.

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E’ mentre lavora a questi materiali Usa che Gioia Mori viene ”contattata da una produttrice americana di spettacolo che ha fatto un documentario. Mi ha mostrato due fogli ritrovati da un’archivista polacca che documentano le conversioni di tre bambini dalla religione ebraica a quella ortodossa, e una delle tre è Tamara”.

Un grande riconoscimento va dato alla scrittrice, produttrice e regista Julie Rubio per aver fornito i documenti capitali alla Mori, che si trovano in La vera storia di Tamara de Lempicka e l’arte della sopravvivenza, protetto da copyright 2023-2024 di Rubio.

”Mi passa questi fogli in forma un po’ anonima, sono moduli con parti a stampa in tedesco, parti a mano in cirillico: vado dalla mia filologa russa ed è russo. Mi traduce le tre sezioni che parlano proprio di Stanislao, Tamara Rosa e Adriana, i tre fratelli. Sono loro i tre certificati di conversione da fede ebraica a ortodossa, nel 1897. Sono tutti nati prima: lei il 16 giugno del 1894 quindi si toglieva sei anni. Era stupenda, meravigliosa! Sono sbagliate anche quelle del fratello e della sorella: lui era nato nel ’94 e la sorella nel 95, tutta un’altra cosa”.

Una scoperta, quindi, che cambia completamente le carte in tavola: “Ad esempio la prima mostra nel 1922 aveva 28 anni non era proprio una bambina come voleva far credere, la prima monografica ne aveva 31. Non poteva pensare che avremmo digitalizzato tutto e scoperto tutti i suoi affari. E’ un dato fortemente destabilizzante per chi la ama, e sono in tanti, hanno fatto anche un google per la sua data di nascita”. Adesso, a 130 dalla nascita, è arrivata l’ora della mostra, che rende la figura della pittrice ancora più poliedrica.

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In più certifica l’avvenuta conversione, altro punto oscuro.

Perchè cambiare la data di nascita?

”In primo luogo per pura vanità, all’epoca si faceva. Poi per motivi simbolici, ho pensato. Frida Kahlo ad esempio cambia la data di nascita dal 1907 al 1910, perché è l’anno della rivoluzione. Allora ho pensato che lei voleva essere la donna della modernità del secolo nuovo, non voleva essere nata nell’Ottocento. Ma anche perchè amava mentire. Quando arriva a Parigi racconta che il fratello era morto, invece non era vero ma lui era comunista ed era rimasto nella Polonia comunista, cosa che lei non voleva accettare. Era così”.

Tanti anni insomma passati da Gioia Mori con Tamara: ”Ne valeva la pena. Grazie a lei ho conosciuto delle persone splendide: il gallerista, l’ultimo compagno, alcuni collezionisti che ho nel cuore, persone incredibili come Jack Nicholson, uomo raffinatissimo con cui mi scrivo. Tanti dello spettacolo e della moda di cui non posso fare il nome. Madonna? No lei no. Gli ho scritto tante volte per avere i suoi quadri in prestito, pensavo fosse un dovere di condividerli con il resto del mondo, ma invece lei mi ha risposto sempre che per vederli bisogna compranserli. Un quadro che vale 20 milioni?”.

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